Il rialzo del petrolio crea rischi per l'inflazione

Abbiamo visto che i prezzi del petrolio nell’ultimo periodo hanno beneficiato di un importante rialzo. Guardando al Brent, le quotazioni si trovano nei pressi dei massimi da ottobre 2023. 

Ci sono principalmente tre motivi che tengono elevato il prezzo. 

  1. Il primo e più importante riguarda le tensioni in Medio Oriente, a cui si sono aggiunti gli attacchi alla navigazione intorno al Mar Rosso;
  2. Il secondo concerne la bassa probabilità che l’OPEC dia un aiuto ripristinando parte della produzione interrotta;
  3. Il terzo è relativo alla ripresa cinese che sta sostenendo in generale i prezzi delle materie prime. Nel Paese i dati iniziano a migliorare con l’entrata in gioco delle misure di stimolo.

A questi fattori si aggiunge che continuano a proliferare le piccole restrizioni all’offerta, come gli attacchi ucraini ai danni delle raffinerie russe, la riduzione dell’export del Messico e la minaccia USA di reintrodurre sanzioni al Venezuela.

Gli analisti di TS Lombard ritengono che nel 2024 il prezzo del Brent possa raggiungere i 100 dollari al barile, mettendo le basi per uno shock inflazionistico per i Paesi emergenti. I prezzi dei prodotti alimentari rimangono sopra i livelli pre-pandemici in India, Corea del Sud, Taiwan e Sudafrica. L’aumento del dollaro ha fatto crescere i pericoli di un passaggio del tasso di cambio all’inflazione. L’inflazione core sta scendendo nella maggior parte degli emergenti, mentre la headline sembra essersi stabilizzata e le Banche centrali stanno adottando un approccio più cauto.


Fonte: ricerca TS Lombard

Interessanti i calcoli di TS Lombard che mostrano come un aumento di 10 dollari al barile del petrolio può far aumentare l’inflazione mensile di 0,4 punti percentuali. Inoltre, il rischio legato al petrolio non è inserito nelle prospettive di inflazione e politica monetaria EM. L’opinione degli analisti è che il credito EM sovraperformerà il debito locale.


Fonte: ricerca JP Morgan

Sul tema dei prezzi del petrolio sono intervenuti anche gli analisti di JP Morgan, anche loro convinti che il Brent possa raggiungere i 100 dollari al barile nei prossimi mesi. La fine della disinflazione sui prezzi dei beni e l’aumento dell’energia stanno esercitando una pressione al rialzo sui prezzi dei fattori produttivi per le imprese. Questi a loro volta creano un pericolo per i servizi, con le aziende che cercano di proteggere i margini. I mercati non stanno prestando sufficientemente attenzione al segnale di allarme fornito dal forte aumento dei breakeven sull’inflazione a breve. 

In questo quadro, gli analisti mantengono un atteggiamento difensivo. L’opinione è che le materie prime energetiche costituiscano una migliore protezione rispetto all’oro.   

Fonti: ricerche TS Lombard e JP Morgan

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