USA: 4 scenari da tenere a mente in vista delle elezioni

Considerando che il prossimo 5 novembre si terranno le importanti elezioni USA, è interessante il punto di vista di una recente ricerca di Deutsche Bank, che mostra 4 casi storici per provare a capire quale potrebbe essere la reazione del mercato ai risultati. 

Si parte con la vittoria di Trump del 2016, in cui i sondaggi e le previsioni FiveThirtyEight davano nettamente a sfavore il candidato repubblicano, che sembrava avere solo il 28% di probabilità di trionfare. Ora le probabilità di vittoria di Trump sono del 54%, con la media delle scommesse su RealClearPolitics che vede un suo successo al 61%. Se gli investitori quindi considerano il 2016 come un esempio di quanto potrebbe accadere sui mercati, è da evidenziare che quello è stato un risultato a sorpresa e difficilmente si realizzerebbe nuovamente quel fermento

È da segnalare che i risultati elettorali che prolungano l’incertezza creano un contesto difficile per le azioni. DB prende come esempi le elezioni del 1876 e del 2000, in cui non si è avuto un chiaro vincitore per oltre un mese. Perché ciò si verifichi al giorno d’oggi, basterebbe che solamente uno Stato decisivo fosse vinto con uno stretto margine.


Fonte: ricerca Deutsche Bank

Un altro elemento da monitorare è il controllo del Congresso, in quanto in assenza di ciò il Presidente non può realizzare a pieno il suo programma. Da Bill Clinton in poi, ogni Presidente ha avuto (almeno inizialmente) il controllo di entrambe le camere

Questa è una tematica chiave, in quanto serve la maggioranza per diverse tematiche come i disegni di legge di spesa, la necessità di alzare il tetto del debito, approvare i componenti del Gabinetto, i giudici della Corte Suprema e i Governatori della Fed. 

In un contesto di esecutivo diviso, l’opposizione ha un potere di veto su diverse aree politiche, con maggiori possibilità di scontri. Uno scenario del genere è prezzato al 40% su Polymarket, meno probabile ma comunque presente. 

Un altro punto delle recenti elezioni è che gli errori dei sondaggi tendono ad essere correlati: se c’è un errore su un candidato su uno Stato in bilico, potrebbe verificarsi anche in altri Stati o nella battaglia per il Congresso. Un primo esempio si può trovare nel 2016, dove i sondaggi hanno sottovalutato Trump negli swing states del Midwest. Ciò è accaduto anche in Pennsylvania, Michigan e Wisconsin.

Lo stesso è successo anche nel 2020, anche se in questo caso la sottovalutazione di Trump non è stata sufficiente a fargli vincere le elezioni. Questo è accaduto anche per la Camera, dove i dem hanno sottoperformato le previsioni conquistando solo 222 seggi.

Fonte: ricerca Deutsche Bank

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