Il delisting di un’azione è un caso davvero straordinario. Dato che i Certificati sono costruiti su società liquide ad alta capitalizzazione è raro che un sottostante di un Certificato sia delistato.
Il comportamento dell’emittente in tale situazione è regolato nel Prospetto di base e generalmente il raggio di azione dell’emittente è abbastanza ampio, il che significa che è una decisione più o meno discrezionale dell’emittente. Possiamo comprenderne le ragioni: essendo prodotti su cui la banca è coperta, nel momento in cui un’azione viene delistata i prodotti che ha acquistato lo strutturatore per coprire la sua posizione potranno avere diverse clausole nel caso di delisting e sulla base di quelle clausole lo strutturatore sarà in grado di restituire o meno il capitale all’investitore.
Con lo scandalo Wirecard e il delisting di qualche settimana fa, gli emittenti si sono comportati in modo diverso: alcuni hanno sostituito l’azione con un’altra, dando una possibilità di recupero del capitale all’investitore, altri hanno rimborsato il prodotto al valore attuale, facendo registrare la perdita sul capitale all’investitore. Probabilmente i primi avevano acquistato delle opzioni (più costose) che hanno dato la possibilità di dare una chance ulteriore all’investitore nel caso di delisting, altri invece avevano acquistato opzioni meno costose (magari dando anche un’extra rendimento sul prodotto) non coprendosi dall’eventualità di un delisting.