Azioni: non siamo ancora in una bolla speculativa

Una domanda piuttosto popolare dopo gli ultimi forti rialzi del mercato azionario è se ci si trova all’interno di una bolla. Dario Perkins di TS Lombard ritiene che ancora non siamo a questo punto, tuttavia questo è possibile nei prossimi anni. 

La ricerca mostra come la ricerca dei termini “bolla azionaria” su Bloomberg mostra un incremento delle storie nel 2013, 2015, 2017, 2017 e 2021. La storia insegna che per esserci, una bolla necessita di una narrazione semplice che entusiasma le persone. Solitamente poi, questo fenomeno è legato ad una nuova tecnologia. L’intelligenza artificiale rappresenta questa narrazione.


Fonte: ricerca TS Lombard

In generale, una bolla ha due dimensioni: la prima riguarda un aumento esplosivo dei prezzi slegato dai fondamentali, la seconda è una dimensione sociale che coinvolge i non addetti al settore. Quello attuale è quindi il fenomeno più vicino ad una bolla dal 2010. Finora però, l’entusiasmo appare giustificato: prendendo NVIDIA, il gruppo ha registrato entrate tangibile dall’IA attraverso i microchip. Ciò segna una differenza dalla bolla delle dot-com. 

Perkins evidenzia come ci si potrebbe trovare di fronte ad una bolla degli utili come accaduto a Cisco negli anni ’90, in quanto è possibile che la crescita dei ricavi di NVIDIA non sia sostenibile vista la domanda volatile di semiconduttori. È ritenuto interessante il fatto che le azioni siano salite a dispetto dei tassi reali più alti degli ultimi decenni, cime se la liquidità fosse endogena alla propensione al rischio. 

Non si può però escludere una bolla nei prossimi anni, in quanto l’entusiasmo sull’IA è solo all’inizio, la produttività sta migliorando e le prospettive globali stanno migliorando. A ciò si aggiunge che le Banche centrali stanno per tagliare i tassi e la crescita è in aumento. L’economia è in una situazione simile a quella di metà/fine degli anni ’90.


Fonte: ricerca TS Lombard

Le Banche centrali si oppongono alle bolle solo se legate all’incremento di leva finanziaria e credito, preoccupandosi dunque più delle abitazioni che dei mercati azionari. Al momento, la creazione di credito è in stallo: se aumenteranno i tassi dunque, sarà per inflazione o situazione del mercato del lavoro indesiderati e non per un incremento dei prezzi degli asset. Questo è il motivo perché gli istituti centrali danno meno peso alle metriche relative alle condizioni finanziarie

Per far proseguire l’ascesa azionaria su basi più sane, servirebbe un soft landing e una riduzione della stretta monetaria da parte delle Banche centrali, in modo tale da prevenire sofferenze per i finanziamenti delle small cap e per i settori sensibili ai tassi.  

Fonte: ricerca TS Lombard

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