Dopo aver ritracciato dai massimi storici, le quotazioni dell’oro sono tornate a beneficiare di forti rialzi dopo la riunione della Fed (https://www.freefinance.biz/articoli/riunione-federal-reserve-dicembre-2023-proiezioni-economiche-conferenza-stampa-jerome-powell/). Tendenzialmente, il metallo giallo tende ad apprezzarsi in presenza di
rischi geopolitici, con rendimenti dei titoli di Stato in calo e quando il dollaro si deprezza. Gli analisti di TS Lombard evidenziano che la materia prima presenti ora un gap da chiudere vista la discesa degli ultimi due fattori elencati. L’oro non si è disaccoppiato da tali elementi, ma ha visto solo una
flessione del beta. Questo vale a dire che quando i rendimenti hanno avuto forti oscillazioni, la risposta del gold non è stata altrettanto forte. Un motivo possibile potrebbe essere relativo al livello degli
yield:
un calo non rende attraente l’oro quando il livello dei rendimenti reali supera il 2%.
Fonte: ricerca TS Lombard
A non aver aiutato le quotazioni è stato anche il
minore interesse degli investitori in ETF con il rialzo dei rendimenti. I retail per esempio hanno tagliato l’esposizione per acquistare titoli di Stato nonostante il ribasso dei bond. Questo per via del rendimento “risk free” a dispetto di un’attività senza alcuna cedola. Come avevamo detto in un precedente post (
https://t.me/freefinancepro/2011)
ad aver sostenuto le quotazioni sono state le Banche centrali, con gli acquisti che secondo TS Lombard sono motivati in parte dal desiderio di diversificare le riserve del dollaro USA come parte della spinta alla de-dollarizzazione.
Fonte: ricerca TS Lombard
Nel breve periodo però questo fenomeno potrebbe terminare, rendendo l’oro vulnerabile. Non è poi chiaro se i tagli ai tassi da parte della Fed siano un fattore così bullish per i prezzi.
I numeri mostrano che il metallo giallo si apprezza mediamente andando verso e dopo la prima riduzione. Nel tempo inoltre i mercati sono migliorati nel muoversi in anticipo rispetto alla Federal Reserve e
quindi buona parte dell’allentamento potrebbe già essere prezzato. A complicare la narrativa rialzista nel breve periodo potrebbe essere lo
scenario di soft landing o di tassi più alti per più tempo. Al contrario, sebbene non sia lo scenario base, l’hard landing sarebbe il quadro migliore. Oltre a questo, si devono considerare fattori come l’ipotesi di rafforzamento del dollaro e la normalizzazione dei bilanci degli istituti centrali.
Fonte: ricerca TS Lombard
Nel lungo periodo la storia è diversa e TS Lombard identifica 6 motivi perché ha senso mantenere l’oro in portafoglio:
- Sul mercato ci sono poche opzioni di copertura dal risk-off, specie se si considera che le valute sono soggette alle problematiche locali e le obbligazioni alla natura mutevole dell’inflazione;
- La maggiore incertezza e volatilità delle prospettive economiche, che si traduce in una crescente dispersione delle aspettative sul percorso dei tassi e allo spostamento di relazioni consolidate come un incremento delle stime sul tasso neutrale;
- L’aumento dei rischi geopolitici, i quali a loro volta potrebbero innescare nuovi shock inflazionistici;
- Il classico portafoglio 60/40 ha bisogno di diversificazione, in un contesto in cui le obbligazioni non sono più in grado di proteggere dal ribasso azionario. I bond richiederanno un premio a termine maggiore per risultare interessanti e serviranno quindi coperture alternative non correlate;
- Gli incentivi alla de-dollarizzazione sono forti, con le autorità che potrebbero continuare a diversificare le riserve dal biglietto verde facendo confluire il denaro nell’oro. Si consideri infatti che la forza del dollaro USA danneggia l’economia globale, amplifica gli shock energetici e la valuta viene usata come arma politica;
- L’oro costituisce una riserva di valore con un’offerta limitata. Le valute fiat tradizionali possono essere stampate a volontà dalle Banche centrali, con l’unico limite dettato dall’inflazione.
Fonte: ricerca TS Lombard