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News di politica monetaria: BCE
- Yannis Stournaras, Presidente della Banca centrale greca, ha detto che la politica fiscale deve fare la sua parte nel raffreddare l’inflazione, mentre la BCE ha portato il costo del denaro ad un possibile picco. Per Stournaras, in questo modo i Governi riuscirebbero a migliorare la credibilità del debito pubblico allentando al contempo il legame con le banche. In dichiarazioni successive, ha affermato che la BCE ha probabilmente finito di alzare i tassi e il prossimo ritocco dovrebbe essere verso il basso. Stournaras ha dichiarato che un eccessivo inasprimento della politica monetaria ha creato dei rischi per quanto concerne la stabilità finanziaria. Inoltre, l’inflazione dovrebbe tornare al target entro fine 2025 o un po’ prima. In ogni caso, prima di parlare di un taglio dei tassi, si dovrà attendere alcuni mesi.
- Peter Kazimir, Presidente della Banca centrale slovacca, ha detto che non si potranno escludere altri rialzi dei tassi con sicurezza fino alle previsioni di marzo. Queste potrebbero infatti confermare che la BCE si sta avvicinando “inequivocabilmente e costantemente” al target di inflazione. Oltre a questo, Kazimir ritiene che sia prematuro parlare di tagli del costo del denaro, in quanto se il plateau fosse stato raggiunto potrebbe essere mantenuto elevato “per l’inverno, la primavera e l’estate”. Infine, quando l’inasprimento non sarà più necessario, si potrà discutere sull’adeguamento del ritmo del quantitative tightening.
- Secondo le indiscrezioni Reuters, il board della BCE potrebbe iniziare a stretto giro le discussioni su come ridurre l’eccesso di liquidità che circola tra le banche. Le discussioni sulle modalità riguardano prevalentemente tre aree: l’aumento delle riserve degli istituti di credito presso l’Eurotower, lo scioglimento dei programmi di acquisto di bond e un nuovo quadro di riferimento per gestire i tassi a breve. Il dibattito dovrebbe cominciare nel meeting di ottobre. In particolare, i rumor parlano di un aumento delle riserve obbligatorie dall’1% dei depositi al 3% o 4%. Una mossa di questo tipo potrebbe eliminare la liquidità in eccesso dal sistema bancario e ridurrebbe l’importo che le Banche centrali nazionali pagano sui depositi. In ogni caso, le fonti evidenziano che le discussioni si protrarranno fino al 2024.
- Francois Villeroy de Galhau, Presidente della Bank of France, ha detto che la BCE manterrà il tasso sui depositi al 4% per un tempo sufficientemente lungo a spingere ancora più in basso l’inflazione. Questo livello è giudicato da Villeroy “buono”, pertanto ora è meglio adottare un approccio paziente. Una volta che l’indice dei prezzi al consumo sarà arrivato al 2%, allora i tassi potranno scendere di nuovo.
- Gediminas Simkus, Presidente della Banca centrale lituana, ha detto in un’intervista a MNI che non si aspetta altri rialzi dei tassi da parte della BCE (salvo sorprese). Per Simkus ci si trova in territorio sufficientemente restrittivo, anche se tutto dipenderà dai dati in arrivo. L’esponente del board della BCE ha affermato che è troppo presto per parlare di tagli del costo del denaro, anche se questa opinione potrebbe essere rivista se la crescita dell’Eurozona fosse molto più debole del previsto. Per quanto riguarda l’inflazione, Simkus ha evidenziato che ci si possa aspettare un calo sostanziale “abbastanza presto”. Oltre a ciò ci sono segnali di picco dei salari, con il ritmo di crescita che potrebbe rallentare. Inoltre i rischi per le prospettive di inflazione sono bilanciati meglio in un contesto n cui vi è un indebolimento della domanda e un passaggio più lento dei salari e beni e servizi. In vista dei prossimi meeting, Simkus ha detto che l’indagine sul credito bancario sarà utile per decidere le prossime mosse, in quanto “la politica monetaria è attualmente ben trasmessa all'economia attraverso le condizioni finanziarie”.
- Mario Centeno, Presidente della Banca centrale portoghese, ha detto che gli attuali tassi della BCE “sono compatibili con una riduzione dell’inflazione al 2% nel medio termine”. In questo quadro, Centeno ritiene che i fattori che hanno giustificato l’aumento dei prezzi si stanno dissipando, mentre non prevede un nuovo shock energetico. Infine, l’esponente del board della BCE ha ribadito che le prossime decisioni saranno prese sulla base dei dati.
- Pablo Hernandez de Cos, Presidente della Banca centrale spagnola, ha detto che in Eurozona i rischi per l’inflazione sono più bilanciati. Questo perché elementi come l’incremento dei prezzi energetici e alimentari, oltre alla crescita dei salari, potrebbero venire compensati da una domanda più debole dovuta alla trasmissione più forte della politica monetaria. In seguito, ha affermato che sulla base delle informazioni disponibili e di strumenti analitici, l’attuale livello dei tassi si può considerare “ampiamente coerente con il raggiungimento del target di inflazione nel medio termine, se mantenuto per un periodo sufficientemente lungo”. L’inflazione potrebbe quindi aver “svoltato l’angolo”. Inoltre non si possono escludere tagli ai tassi, anche se al momento non possono essere confermati. Per de Cos, l’Eurotower dovrebbe essere cauto nell’interrompere totalmente il PEPP e il board non sta tenendo in considerazione la vendita dei bond.
- Gabriel Makhlouf, Presidente della Banca centrale irlandese, ha detto che la BCE si trova circa al picco dei tassi. Per l’esponente del board dell’Eurotower, marzo è troppo presto per parlare di un taglio del costo del denaro. Makhlouf ritiene che si avrà un miglior senso del profilo dei tassi sul 2024 dopo le proiezioni economiche aggiornate di dicembre.
- Joachim Nagel, Presidente della Bundesbank, ha detto che non è ancora possibile prevedere chiaramente se è stato raggiunto il picco dei tassi, in quanto l’inflazione è ancora troppo alta e non sta scendendo al ritmo desiderato. Nagel ha anche ribadito il fatto che i tassi dovranno rimanere alti per un periodo sufficientemente lungo.
- Martins Kazaks, Presidente della Banca centrale lettone, ha detto che l’aumento dei prezzi dell’energia è più strutturale che transitorio ed è quindi un rischio per l’inflazione. Kazaks si è detto soddisfatto del livello dei tassi, ma non è sicuro che si tratti del picco. I tagli al costo del denaro sono invece giudicati prematuri nella prima metà del 2024. Inoltre, le vendite nell’ambito dell’APP e i reinvestimenti del PEPP dovranno essere discussi prima di una sforbiciata ai tassi.
- Il Presidente della Banca centrale belga, Pierre Wunsch, ha detto che la BCE potrebbe dover alzare ancora i tassi visti i numerosi rischi sul fronte inflazionistico, valutando il rischio che ciò avvenga “superiore al 10% e vicino al 50%”. In ogni caso, Wunsch ha più fiducia nelle tempistiche del target di inflazione al 2% entro il 2025. L’esponente del board della BCE ha inoltre affermato di non vedere le vendite nell’ambito dell’APP per ora, mentre si può iniziare a parlare della fine dei reinvestimenti del PEPP prima di fine 2024. Inoltre, non si può escludere una recessione, anche se non è lo scenario di base.
- Klaas Knot, Governatore della Banca centrale olandese, ha detto che la BCE probabilmente manterrà i tassi fermi al prossimo meeting. Per Knot, il costo del denaro è sufficientemente alto per riportare l’inflazione al target entro i prossimi 2 anni. La politica monetaria potrebbe quindi essere aggiustata solo se ci saranno prove convincenti che non è più percorribile la strada per riportare i prezzi al target.
- Boris Vujcic, Presidente della Banca centrale croata, ha detto che se le previsioni sull’inflazione della BCE si realizzassero non sarebbe necessario alzare ancora i tassi. Le attese di Vujcic sono per una diminuzione dell’indice dei prezzi al consumo nei prossimi 3 mesi, anche se diverse incertezze arrivano dai prezzi dell’energia, dei generi alimentari, dalla politica e dai cambiamenti climatici.
- Philip Lane, Capoeconomista della BCE, ha detto che al momento i tassi sono ad un livello sufficientemente elevato per far scendere l’inflazione. Tuttavia, i tempi e la quantità di eventuali altri incrementi dipenderanno solamente dai dati. Con l’ultimo ritocco inoltre l’economia potrebbe essere stata protetta da shock al rialzo sui prezzi. Lane ha anche detto che gli effetti delle precedenti mosse di politica monetaria devono ancora manifestarsi totalmente. Infine, l’esponente dell’Eurotower ha detto che per valutare il percorso dell’indice dei prezzi al consumo andranno valutati i dati sulle dinamiche salariali e dei profitti. Su questo tema, il Capoeconomista della BCE ha affermato che le aziende dell’Eurozona stanno assorbendo le pressioni salariali, mentre il mercato del lavoro sta iniziando a perdere slancio.
- Luis de Guindos, Vicepresidente della BCE, ha detto che i rischi in merito alle prospettive di inflazione sono più equilibrati rispetto al passato.
News di politica monetaria: Fed
- Nel comunicato stampa della riunione la Fed ha comunicato che “l’attività economica si è espansa ad un ritmo sostenuto”, mentre il mercato del lavoro è rallentato negli ultimi mesi anche se resta forte con un basso tasso di disoccupazione. Il board ha detto che il sistema bancario resta solido e resistente e che vi è un’incertezza sull’entità degli effetti delle condizioni di credito più rigide per famiglie e imprese su attività economica, assunzioni e inflazione. È stata inoltre ribadita la dipendenza dai dati e la determinazione nel riportare l’indice dei prezzi al consumo al 2%. Il dot-plot ha evidenziato che i funzionari prevedono un altro rialzo dei tassi nel 2023. Oltre a questo, vi è un indizio di “higher for longer”, in quanto entrambe le proiezioni sul 2024 e il 2025 sono state alzate di mezzo punto percentuale. Sul fronte delle proiezioni economiche:
- Il PIL reale è visto al 2,1% nel 2023 (precedente 1%), all’1,5% nel 2024 (1,1% precedente), all’1,8% nel 2025 (in linea con proiezioni di giugno), nel 2026 e nel lungo termine.
- Il tasso di disoccupazione è atteso al 3,8% nel 2023 (4,1% precedente), al 4,1% nel 2024 e 2025 (da 4,5%) e al 4% nel 2026 e nella “longer run”.
- Il PCE core è invece stimato al 3,7% nel 2023 (da 3,9%), al 2,6% nel 2024 (in linea con giugno), al 2,3% nel 2025 (da 2,2%) e al 2% nel 2026
- Nella sua consueta conferenza stampa dopo la due giorni del FOMC, Jerome Powell ha ribadito la determinazione della Fed nel riportare l’inflazione al target del 2%, la dipendenza dai dati e le decisioni “meeting by meeting”. La Federal Reserve è in una posizione che permette di agire con cautela nella determinazione dei tassi di interesse. Sul fronte del mercato del lavoro, la domanda supera ancora l’offerta, anche se si sta verificando un rallentamento degli aumenti salariali ed un progressivo miglioramento dell’equilibrio. Tuttavia, il Presidente della Fed ritiene che ci debba essere un ammorbidimento del mercato del lavoro. Sul tema inflazionistico, Powell ha affermato che le aspettative di lungo termine restano ben ancorate, anche se vi è ancora molta strada da fare per riportare il dato all’obiettivo e i prezzi dell’energia più alti possono influenzarle. L’espansione economica è stata più veloce delle attese, mentre la spesa per i consumi è rimasta particolarmente robusta. Tuttavia, l’economia sta affrontando delle avversità per via dell’inasprimento delle condizioni di credito per famiglie e imprese. Inoltre, il board è preparato ad alzare ancora i tassi se necessario. Powell ha ripetuto che il fatto che ci sia stata una pausa in questo meeting non implica che il lavoro sia finito, in quanto non si sa se il picco sia raggiunto o meno in quanto servono prove convincenti che l’inflazione sia sotto controllo. Nel meeting non è stato discusso in merito a un altro aumento del costo del denaro entro fine anno. Il Governatore della Fed ha detto che è possibile che il tasso neutrale stia aumentando e un valore plausibile è superiore rispetto a quello di lungo termine. Da segnalare che Powell ha dichiarato che non definirebbe il soft landing come scenario base, anche se è possibile e resta la priorità assoluta della Fed. La cosa peggiore da fare per Powell e non riuscire a ripristinare la stabilità dei prezzi. Per il 2024, arriverà il momento di tagliare i tassi, anche se non si sa quando in quanto vi è molta incertezza. Se l’economia fosse più forte del previsto invece, la Fed dovrà fare di più.
- Susan Collins, Presidente della Fed di Boston, non ha escluso la possibilità di altri rialzi dei tassi in quanto l’inflazione non è ancora stata contenuta ed è ancora troppo presto per dire se il dato è su una traiettoria sostenibile per tornare al target. Collins sostiene l’opinione di un costo del denaro più alto per più tempo. Inoltre, l’attuale contesto ritiene necessaria una considerevole pazienza da parte del board, in modo tale da avere i giusti segnali dai dati in quanto ad esempio alcuni importanti aspetti dell’inflazione non hanno ancora mostrato miglioramenti significativi.
- Neel Kashkari, Presidente della Fed di Minneapolis, ha detto che la spesa dei consumatori continua a superare le sue attese di un indebolimento a fronte dei rialzi dei tassi.
- La Governatrice della Fed Michelle Bowman ritiene che l’istituto centrale debba alzare i tassi per controllare in modo tempestivo l’inflazione. Oltre a ciò, Bowman ritiene che il quadro non sia chiaro, con i prezzi dell’energia che potrebbero influenzare negativamente i progressi fatti fino ad ora. L’esponente del board della Federal Reserve ha anche evidenziato che i progressi sull’indice dei prezzi al consumo saranno probabilmente lenti. Inoltre, il costo del denaro dovrà essere mantenuto alto per un certo tempo. Sul fronte dei prestiti, Bowman ritiene che il restringimento degli standard per la loro emissione non sta mostrando segni di una decisa contrazione del credito che rallenti in modo significativo l’economia.
- Mary Daly, Presidente della Fed di San Francisco, ha affermato che a dispetto degli ultimi dati positivi sono necessari ulteriori segnali per capire se siano necessari altri rialzi dei tassi. Daly ha poi detto di monitorare con attenzione l’aumento dei prezzi dell’energia e la componente non abitativa dell’inflazione che risulta appiccicosa. Inoltre, l’esponente del board della Fed non ritiene probabile un ritorno dei prezzi al 2% nel 2024. Per quanto riguarda i consumi, questi continuano a sorprendere al rialzo tuttavia, anche se restano su livelli storicamente bassi, si sta osservando un incremento del debito delle carte di credito e delle inadempienze.
Altre news finanziarie ed economiche
- In un’intervista alla CNBC il Segretario al Tesoro USA, Janet Yellen, ha detto che non ci sono segnali di recessione negli USA, ma uno shutdown potrebbe rallentare lo slancio economico del Paese (ne avevamo parlato qui undefined/1015). In questo quadro, il mercato del lavoro si sta raffreddando, mentre i rialzi dei tassi della Fed stanno iniziando ad avere un impatto sul mercato immobiliare, anche se la spesa dei consumatori resta “abbastanza robusta”. Per Yellen, è ancora presto per giudicare gli impatti dello sciopero dell’UAW.
- In Eurozona la misurazione finale dell’inflazione di agosto si è attestata al 5,2%, leggermente inferiore al 5,3% preliminare. Il dato core, depurato degli elementi più volatili, è invece risultato stabile al 5,3%.
- In una nuova intervista a Reuters, il Segretario al Tesoro Janet Yellen, ha detto che l’ipotesi di sof landing rimane in piedi anche se si considerano i rischi di breve termine come quelli dello sciopero dell’UAW, di uno shutdown, del rallentamento economico cinese e della ripresa dei pagamenti dei prestiti agli studenti. Yellen ha detto di vedere nell’economia un raffreddamento salutare del mercato del lavoro che non sta causando ampi licenziamenti.
- Ad agosto, l’inflazione del Regno Unito si è attestata al 6,7%, mentre la rilevazione core al 6,2%. La flessione del dato è stata piuttosto al di sotto rispetto alle attese Reuters, rispettivamente al 7% e al 6,8%. A luglio si era assistito ad una variazione su base annuale del 6,8% e 6,9%. L’Office for National Statistics ha detto che il calo è stato principalmente guidato dalla riduzione dei prezzi degli hotel e delle tariffe aeree. Inoltre, il prezzo del cibo è salito meno di quanto avesse fatto un anno fa. La pubblicazione del dato ha fatto crollare le probabilità che la BoE alzi i tassi nel meeting di domani. Secondo i calcoli Refinitiv, il mercato si aspetta un incremento del costo del denaro con il 56% di probabilità, mentre fino a ieri il numero era superiore all’80%. Si rafforza quindi la possibilità di una pausa da parte della Bank of England.
- La Bank of England ha mantenuto i tassi fermi al 5,25% in una decisione che ha visto 5 esponenti dell’MPC a favore e 4 contrari. In una dichiarazione, il Governatore Andrew Bailey ha detto che l’inflazione dovrebbe continuare a scendere. Tuttavia, l’istituto continuerà a reagire se i prezzi non si riducessero come atteso. Il Comitato ha anche detto che il costo del denaro sarà in territorio restrittivo per un periodo sufficientemente lungo. Il Comitato ha avvertito che l’economia britannica si potrebbe trovare in una fase di stallo, inoltre i dati sull’attività delle imprese sono in contrazione e ci sono dubbi sulle misure che evidenziano l’accelerazione della crescita dei salari. I precedenti incrementi dei tassi stanno avendo un impatto sul mercato del lavoro e sull’economia. Infine, la Bank of England ha accelerato il ritmo di quantitative tightening: in un anno da ottobre, il programma ridurrà il portafoglio di titoli di Stato di 100 miliardi di sterline, portandolo a 658 miliardi di sterline. La BoE prevede che l’inflazione arriverà al target del 2% entro il 2° trimestre 2025. Nel 3° trimestre 2023, l’istituto centrale inglese si aspetta una crescita dello 0,1%, sotto le precedenti attese dello 0,4%. Anche la crescita sottostante della seconda metà del 2024 è attesa in flessione rispetto allo 0,25% previsto solo ad agosto.
- In USA, le richieste di sussidi di disoccupazione dell’ultima settimana si sono attestate a 201mila unità, sotto le 225mila attese da Reuters e le 221mila precedenti (rivisto da 220mila). La rilevazione, scesa ai minimi da gennaio, è un tassello che indica ancora una certa salute del mercato del lavoro statunitense.
- A settembre, in Eurozona l’HCOB PMI manifatturiero preliminare (settembre), si è attestato a 43,4 punti, quello sui servizi a 48,4 punti e quello composito a 47,1 punti. Gli analisti censiti da Reuters si aspettavano rispettivamente 44, 47,7 e 46,5 punti, mentre ad agosto si erano registrati 43,5, 47,9 e 46,7 punti. Rimanendo sotto i 50 punti, i dati evidenziano la debolezza dell’economia dell’Eurozona. Commentando le misurazioni, David Powell, Senior Euro-Area Economist di Bloomberg, ha detto che l’attività rimane debole e con buone probabilità la BCE ha finito di alzare i tassi, mentre i rischi di hard landing sono elevati.
- Negli USA, a settembre gli S&P Global PMI manifatturieri (preliminari) si sono attestati a 48,9 punti, mentre quelli dei servizi a 50,2 punti. Le attese Reuters vedevano rispettivamente 48 e 50,2 punti, mentre ad agosto si erano registrati 47,9 e 50,5 punti.
Le azioni sotto la lente
Principali notizie della settimana su Amazon
- Amazon ha annunciato che i “Prime Big Deal Days” (i precedenti Prime Days) si terranno tra il 10 e l’11 ottobre 2023.
- Amazon ha annunciato che a breve verrà utilizzato un nuovo modello di IA generativa per migliorare l’esperienza sui dispositivi Echo.
- Secondo quanto riportato da Reuters, Amazon starebbe abbandonando i programmi per addebitare ai commercianti che non usano i suoi servizi di spedizione una tariffa aggiuntiva del 2%. L’approccio del colosso dell’e-commerce è più cauto in un contesto di controlli più serrati da parte dell’antitrust.
- Amazon ha annunciato che a partire dal 2024 il servizio Prime Video introdurrà delle “pubblicità limitate”. L’introduzione partirà con USA, Canada, Regno Unito e Germania. Nel corso dell’anno toccherà ad Italia, Francia, Spagna, Messico e Australia. Per 2,99 dollari in più al mese, i clienti statunitensi potranno ottenere il piano ad-free, anche se gli spot continueranno ad esserci per i contenuti relativi a eventi dal vivo e sportivi. Per gli altri Paesi i dettagli dei prezzi verranno diffusi in un momento successivo.
- Secondo quanto riporta Politico, la FTC statunitense presenterà in un tribunale federale una causa antitrust contro Amazon entro martedì prossimo, tuttavia non sono stati resi noti i dettagli.
Principali notizie della settimana su NIO
- NIO ha annunciato una proposta di offerta per 1 miliardi di dollari di obbligazioni senior convertibili, con 500 milioni con scadenza prevista al 15 ottobre 2029 e altri 500 milioni al 15 ottobre 2030. Dal comunicato stampa pubblicato dalla società si legge come parte dei proventi verrà utilizzata per il riacquisto di una parte dei titoli di debito esistenti, mentre il resto per “rafforzare la posizione di bilancio e per scopi aziendali generali”.
- NIO ha comunicato che dal 28 settembre inizierà a prendere gli ordini per il suo smartphone (chiamato NIO Phone). Il prezzo partirà da 6.499 yuan (circa 890 dollari).
- William Li, AD di NIO ha detto che la società dovrebbe riuscire ad archiviare il pareggio di bilancio in tempi più brevi rispetto a quanto fatto da Tesla.
Principali notizie della settimana su ENI
- RBC ha alzato il target price su ENI da 15 a 16 euro
- Bloomberg riporta come ENI starebbe negoziando con un pool di banche una linea di credito revolving da 3 miliardi di euro. Le fonti sentite dall’agenzia evidenziando come la maggiore liquidità potrebbe essere usata per rinnovare il debito in scadenza o per avere più denaro per le operazioni.
- JP Morgan ha alzato il target sulle azioni ENI da 15,5 a 19 euro, portando il giudizio da “neutral” a “overweight”.
Principali notizie della settimana su Carnival
- Truist Securities ha alzato il target price su Carnival da 16 a 17 dollari, migliorando il giudizio da sell a hold. Gli analisti ritengono che “le tendenze per il 2024-2025 appaiono eccezionalmente forti, con prenotazioni e prezzi impressionanti”.
- Barclays ha tagliato il target su Carnival da 22 a 21 dollari
Principali notizie della settimana su UniCredit
- UniCredit ha annunciato l’intenzione di lanciare una tranche del programma di buyback 2023 per massimi 2,5 miliardi di euro. L’avvio del riacquisto sarà subordinato all’ok di azionisti e da parte dell’autorità di vigilanza.
Principali notizie della settimana su Bank of America
- Bank of America ha annunciato che a partire da ottobre aumenterà il salario minimo dei dipendenti a 23 dollari l’ora, con un incremento per i lavoratori a tempo pieno con questa retribuzione di circa 48mila dollari l’anno. Per il 2025, il target sarà di 25 dollari l’ora.
Principali notizie della settimana su Beyond Meat
- Piper Sandler ha tagliato il prezzo obiettivo su Beyond Meat da 6 a 3 dollari.