Tra i dati più importanti che mostrano lo stato di salute di un’economia c’è il PIL. Acronimo di Prodotto Interno Lordo, è la misura più ampia dell’attività economica di un Paese e rappresenta il valore totale di tutti i beni e i servizi finali prodotti all’interno di una Nazione in un determinato periodo di tempo (che solitamente è un anno).
L’indicatore viene usato per misurare la crescita di un Paese, confrontare le economie di diversi Stati, guidare le decisioni di politica monetaria e fiscale e valutare standard di vita e il benessere economico.
Il Prodotto Interno Lordo più grande al mondo rimane quello degli Stati Uniti, che rappresenta oltre il 25% dell’economia globale. Per dare una grandezza numerica, nel 2023 il PIL nominale statunitense è stato di 27.360,94 miliardi di dollari. Guardando ai dati di lungo periodo, il tasso di crescita medio annuo del PIL USA è stato del 3,16%.
PIL USA: come si calcola
Il calcolo del PIL statunitense è effettuato dal Bureau of Economic Analysis utilizzando tre approcci principali:
- Metodo della spesa: somma di consumi, investimenti, spesa pubblica ed esportazioni nette [Consumi+Investimenti+Spesa pubblica+(esportazioni-importazioni)];
- Metodo del reddito: somma di salari, profitti, interessi e rendite;
- Metodo del valore aggiunto: somma del valore aggiunto in ogni fase della produzione.
Il BEA pubblica tre stime prima di arrivare al dato definitivo: stima anticipata, seconda stima e terza stima, pubblicate rispettivamente 1, 2 e 3 mesi circa rispetto alla fine di un trimestre.
Le revisioni possono essere effettuate anche annualmente o quinquennalmente per incorporare informazioni più dettagliate.
Le componenti del PIL: chi contribuisce di più
La componente principale del PIL USA è sicuramente quella dei consumi personali, che compongono circa il 67,9% del dato. Gli investimenti privati occupano una quota del 17,5%, la spesa pubblica del 17,3% e le esportazioni nette (export-import) il -3%.
È da segnalare che queste quote variano nel tempo e non sono sempre precise.
Recessione: quando l’economia rallenta
Negli Stati Uniti, la definizione ufficiale di recessione non si basa sul concetto di “recessione tecnica”, ossia due trimestri consecutivi con una crescita negativa del PIL. Nel Paese è il National Bureau of Economic Research ad essere il responsabile della datazione ufficiale dei cicli economici.
In particolare, per il NBER una recessione è “un significativo declino dell'attività economica diffuso in tutta l'economia, che dura più di pochi mesi, normalmente visibile nella produzione, nell'occupazione, nel reddito reale e in altri indicatori”.
Per identificare una recessione dunque, il NBER usa questi elementi:
- Occupazione non agricola
- Produzione industriale
- Reddito personale reale al netto dei trasferimenti
- Vendite all'ingrosso e al dettaglio
Il PIL trimestrale viene preso in considerazione, ma non è il solo fattore determinante.
Il NBER impiega diversi mesi di ritardo per dichiarare l’inizio e la fine di un evento recessivo, in quanto serve tempo per valutare i dati economici rilevanti. Per il Paese, il concetto di recessione tecnica viene utilizzato più in un contesto di media o di discussioni economiche informali.
Il legame tra PIL e politica monetaria
La Fed usa la politica monetaria per influenzare l’attività economica e, di conseguenza, il PIL. In sostanza, abbassando i tassi di interesse la Banca centrale stimola i consumi e gli investimenti, aumentando potenzialmente la crescita economica. Con un incremento del costo del denaro invece, si può verificare un rallentamento del Prodotto Interno Lordo.
Con le operazioni di mercato aperto, tramite l’acquisto o la vendita di asset, la Fed può impattare indirettamente sulla crescita aumentando o riducendo la liquidità nel sistema finanziario.
Una crescita del PIL superiore al trend può portare a politiche monetarie più restrittive per evitare il surriscaldamento dell’economia. Al contrario, una debolezza della crescita può indurre ad un atteggiamento accomodante.
Gli effetti della politica monetaria sul PIL non sono immediati e impiegano diversi mesi o anni per manifestarsi nell’economia reale.
PIL e S&P 500: quanto conta davvero?
Abbiamo osservato quanto si muove l’S&P 500 nel giorno della pubblicazione della prima lettura del PIL, utilizzando come base dati il database di Refinitiv.
Le misurazioni partono dal 30 marzo 2009 e arrivano al 30 ottobre 2024, per un totale di 67 osservazioni: 31 positive e 36 negative.
La performance media nei giorni con chiusura positiva è stata del +0,98%, mentre in quelli con close sotto la pari del -0,62%.
Queste misurazioni si confrontano con una media di +0,73% e -0,75% che si osservano normalmente.
Il range medio è di 32,7 punti, contro i 29,07 che si osservano in media in tutte le giornate del periodo.
In sostanza, sebbene si tratti di un dato importante a livello economico, il PIL statunitense tende a muovere il mercato solamente poco più di quanto si osserva negli altri giorni.