Petrolio: quanto sono prezzati i rischi geopolitici?

Dopo gli attacchi dell’Iran contro Israele, i prezzi del petrolio sono rimasti piuttosto stabili. Per HSBC, questa reazione indica che il rischio geopolitico è già stato prezzato e sembra che il mercato ritenga improbabile un’escalation più ampia del conflitto. 

In generale, ci sono due fattori che stanno stabilizzando le quotazioni:

  1. La prima riguarda il fatto che da quando è iniziato il conflitto tra Israele e Hamas non è stata interrotta nessuna fornitura di petrolio e la produzione regionale non è stata intaccata. L’offerta si trova intorno ai massimi pluriennali di 3,2 milioni di barile al giorno. Considerando che i problemi di sicurezza sul Mar Rosso non hanno intaccato i flussi, la situazione è diversa da quella relativa alla guerra in Libia del 2011, la quale ha portato una contrazione prolungata della produzione di più di 1 milione di barili al giorno. Tale situazione, insieme alle sanzioni all’Iran del 2012-2015, ha spinto il brent sui 110 dollari al barile. 
  2. Se ci fossero delle interruzioni fisiche nella catena di approvvigionamento, l’OPEC+ potrebbe utilizzare la sua ampia capacitò di riserva. Secondo HSBC le scorte potrebbero arrivare a 6 miliardi di barili a giugno, per poi scendere a più di 5 miliardi nel medio termine. 


Fonte: ricerca HSBC

In ogni caso, un’escalation a livello regionale non può essere esclusa. Le previsioni sono per una persistenza dell’attuale premio per il rischio, stimato intorno a una cifra media. Parte di tale quota potrebbe annullarsi in caso di prove di moderazione da parte di Israele. 

Un aggravamento della crisi non porterebbe necessariamente a interruzioni nelle forniture. Tra i rischi c’è quello di una maggiore applicazione delle sanzioni USA al petrolio iraniano. Tuttavia, questo risulta improbabile in un contesto di elezioni presidenziali e dove gran parte del petrolio dell’Iran viene esportato in Cina. Un’altra problematica potrebbe riguardare danni alle installazioni petrolifere nella regione o interruzioni dello Stretto di Hormuz, dove passa il 20% del petrolio globale. Tuttavia, considerando che anche i flussi iraniani transitano attraverso lo Stretto, risulta poco probabile uno stop autoinflitto. 

Per quanto riguarda i fondamentali, questi sono favorevoli e le stime degli analisti sono per un deficit di domanda da 1,4 miliardi di barili in media nel 2° e 3° trimestre. Nel prossimo trimestre, è probabile che l’OPEC riduca i suoi tagli. Le stime di HSBC sono per un prezzo del brent a 82,5 dollari nel 2024 e a 76,5 dollari dal 2025.

Fonte: ricerca HSBC

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