Cose da sapere prima di comprare un Certificato

Una crescita senza sosta per il mercato dei certificati, confermata dalle statistiche ACEPI e Borsa Italiana. Ma per scegliere bene tra gli oltre 5000 prodotti a disposizione è necessario imparare alcune regole non scritte. 

Un investitore che oggi decide di rivolgere il proprio sguardo al mercato dei certificati per diversificare ed efficientare il proprio portafoglio si trova subito di fronte a una prima difficoltà, ovvero quale scegliere tra gli oltre 5.000 strumenti quotati sul mercato secondario. C’è chi parte dalla ricerca del sottostante, titolo o indice azionario il più delle volte, chi dall’emittente o dalla scadenza e chi invece guarda al rendimento potenziale o al grado di protezione. Il motore di ricerca di Certificati e Derivati, da cui prende origine anche il CedLAB, la prima e unica piattaforma di analisi di tutti gli strumenti quotati sul mercato italiano che a breve verrà rilanciata con una nuova release ancora più potente, aiuta l’investitore a muoversi nell’universo sempre più sconfinato dei certificati di investimento ma per poterlo utilizzare al meglio è necessario che si conoscano perlomeno i concetti base delle opzioni. Si, perché quando si investe in certificati, implicitamente si prende posizione su una strategia composta da opzioni, plain vanilla ed esotiche e pertanto bisogna saper individuare tra i certificati a disposizione, quelli che più si adattano allo scenario di mercato che ci si attende. Facciamo qualche esempio. 

Le aspettative

Ho timore che i mercati possano scendere con volatilità in aumento? Devo sapere che acquistando certificati con barriera americana, ossia che può essere violata in qualsiasi momento, mi espongo a rischi maggiori di quelli a cui andrei incontro selezionando invece un certificato con barriera europea. E tra questi, se ad esempio prediligo i certificati che offrono un’opzione definita “ Airbag”, riesco a proteggere ulteriormente il mio investimento sia alla scadenza sia nel durante. Certo, se il timore fosse di un vero e proprio tracollo di mercato, la cosa migliore da fare sarebbe quella di andare su certificati a capitale protetto incondizionato (ma oggi non rendono praticamente niente, a meno di andare su scadenze molto lunghe e strutture cosiddette “ a partecipazione”) o ancora meglio su quelli con facoltà ribassista ( short o reverse), che però comportano il rischio di azzeramento del capitale se poi il mercato prende una direzione molto rialzista. 

Al contrario, penso che i mercati possano continuare la corsa iniziata a marzo 2020 con volatilità in riduzione? I certificati a partecipazione ( Tracker) o quelli con premi potenziali  molto elevati e con cap impliciti molto alti sono quelli che avranno maggiore reattività e spazio di apprezzamento. In questo scenario atteso , ad esempio, i Bonus Cap sono generalmente più generosi dei Cash Collect o certificati con cedole e tra questi ultimi, gli Express sono tipicamente più redditizi. 

Nel mezzo ci sono però decine di sfumature e i mercati possono sempre sorprendere ( diciamo che lo fanno spesso e volentieri) ed ecco quindi che i Cash Collect o Phoenix Memory sono i certificati che potremmo definire “ quattro stagioni”. Proteggono il capitale alla scadenza anche a fronte di discese rilevanti dei sottostanti (fino al 50%) e grazie all’effetto memoria sui premi periodici permettono di incassare il rendimento anche se per qualche mese non si verificano le condizioni per il pagamento; sul lato opposto, consentono di ottenere rendimenti che possono andare dal 3% al 40% annuo. Ma cosa è che determina l’entità dei rendimenti potenziali? Ecco altri due concetti basilari da apprendere prima di procedere con l’acquisto di un certificato: volatilità e correlazione tra i sottostanti (se si è in presenza di un certificato scritto su un basket di titoli o indici con opzione detta “ worst of” , ovvero che tende a seguire l’andamento del peggiore) . Ci sarebbe in realtà anche un terzo fattore da considerare, ossia i dividendi stimati che i sottostanti pagheranno entro la scadenza, ma per ora soprassediamo per non mettere troppa carne al fuoco, l’importante è sapere che se un titolo azionario distribuisce elevati dividendi, tipicamente sarà tra i sottostanti preferiti dagli emittenti per la costruzione di un certificato perché è proprio tramite il dividendo, a cui l’investitore rinuncia, che si arriva alla strutturazione della strategia in opzioni. 

Volatilità e Correlazione

Si diceva, volatilità e correlazione. La volatilità, come noto, è un indice che misura le oscillazioni di un sottostante ( per farla semplice e senza entrare troppo nei tecnicismi) e generalmente quando la volatilità implicita sale vuol dire che il mercato sta prezzando maggiori rischi ( ad esempio il VIX misura la volatilità delle opzioni call e put a 30 giorni sull’indice S&P500) e tende quindi a coprirsi con opzioni put; viceversa una volatilità in calo evidenzia una prospettiva di maggiore fiducia e ottimismo degli investitori. Che relazione esiste tra i certificati e la volatilità implicita? ( meglio non fare riferimento a quella storica perché misura le variazioni del passato e non è molto attendibile per prezzare le probabilità di tenuta di una barriera). Se la volatilità implicita cresce, per assurdo anche ipotizzando che il sottostante nel frattempo rimanga immobile sui propri prezzi, il certificato con barriera – a protezione condizionata quindi – si deprezzerà perché aumenteranno le probabilità di knock out e viceversa se la volatilità decresce vedremo il certificato apprezzarsi indipendentemente dall’andamento del suo sottostante. Cosa ci suggerisce questa relazione inversa? Che se scelgo un certificato i cui sottostanti sono caratterizzati da alta volatilità (Tesla, Nio, Airlines varie in questo periodo specifico) devo attendermi maggiori rischi e a fronte di questi potrò beneficiare di una barriera di protezione più profonda o perlomeno di rendimenti potenziali molto superiori alla media (fino al 40% annuo). Se inoltre, in questo specifico momento, scelgo un certificato con durata breve ( da 18 a 24 mesi) posso attendermi condizioni migliori di un analogo prodotto con scadenza più lunga, in quanto la volatilità a breve è più elevata di quella a medio termine.

La correlazione è altrettanto fondamentale quando si costruisce un certificato scritto su più titoli. Se ho nel basket tre o quattro azioni che tipicamente si muovono all’unisono, ovvero presentano un indice di correlazione tra loro molto elevato ( l’unita di misura piena è pari a 1 ed esprime la massima correlazione, sopra 0,70 si definisce forte mentre più si scende verso lo 0 e più diminuisce la tendenza dei titoli a muoversi allo stesso modo), viene meno il rischio dato dall’opzione “worst of”, perché posso attendermi che i componenti del basket si muoveranno nella stessa direzione e con la stessa forza. Se anche comanda il peggiore, alla fine saranno tutti e 3 o 4 i migliori o peggiori e le differenze di performance potranno essere minime. Se invece prendo un certificato che ha un basket worst of composto da azioni molto poco correlate, il rischio che una salga e l’altra scenda è molto più elevato  e di conseguenza, agganciandomi io sempre al peggiore avrò più probabilità di veder violata la barriera o di non incassare i premi. Cosa ci suggerisce questo postulato? Che se scelgo un certificato che ha nel basket titoli ben correlati tra loro, posso attendermi maggiore protezione e di conseguenza un minore rendimento potenziale (il più delle volte è cosi per trovare in ogni caso un equilibrio tra protezione e rendimento) , viceversa se prendo un certificato che ha titoli con correlazione prossima allo zero è lecito che questo mi prospetti dei premi potenziali altissimi. 

DUE ESEMPI QUOTATI

Quando si combinano tra loro titoli con alta volatilità e bassa correlazione  ecco che nascono certificati che prevedono il pagamento di premi mensili del 3,20% ( 38,4% p.a.) con effetto memoria, condizionati alla tenuta della barriera posta al 70% degli strike iniziali, che proteggono il capitale alla scadenza dei due anni fino alla barriera fissata al 60% e che permettono il rimborso anticipato del capitale con “trigger” ( la condizione richiesta al peggiore tra i sottostanti) al 100% dei rispettivi strike. Il certificato è un Cash Collect Memory emesso da Vontobel con codice ISIN DE000VQ4E5Z4 e i titoli selezionati per la composizione del basket sono American Airlines, Carnival e Tesla. Neanche a dirlo, sono tre titoli ad alta volatilità implicita (tra il 60 e 72%) e bassa correlazione tra loro (la più bassa , 0,189 tra Tesla e American Airlines, la più alta 0,689 tra la stessa compagnia americana e Carnival, essendo state nell’ultimo anno entrambe penalizzate dalla crisi pandemica). Il certificato, cosi come tutti quelli accomunati dalla stessa struttura, sta riscuotendo molto interesse tra gli investitori propensi al rischio, anche perché una cedola mensile del 3,20% fa indubbiamente gola a tutti e su due dei tre titoli c’è in ogni caso fiducia di ripresa sul medio periodo.

Sull’altro piatto della bilancia, destinato agli investitori con profilo di rischio decisamente più ridotto che si “accontentano” di rendimenti potenziali ben più bassi, c’è un secondo Cash Collect Memory scritto su titoli che presentano non solo delle caratteristiche difensive ma anche un aspetto tattico per la costruzione di un portafoglio in grado di rendere fino ed oltre il 6% annuo. Il prodotto in questione è denominato Cash Collect Memory, il cui codice ISIN risulta DE000VQ3J5U1, ed è legato all’andamento di un basket composto da tre titoli assicurativi - Axa, Allianz e Generali. La struttura permette di ricevere ogni mese un coupon dello 0,45% del valore nominale di 100 euro nel caso in cui tutti i sottostanti rilevino al di sopra del 60% dei prezzi strike fissati all’emissione. Nel caso in cui tale condizione non venga rispettata, grazie all’effetto memoria sul flusso cedolare, si percepiranno i coupon non ricevuti qualora i sottostanti si trovino al di sopra del livello richiesto in una data successiva. Da gennaio 2022 la struttura presenta l’opzione di rimborso anticipato (autocallable) nel caso in cui i titoli non saranno scesi più del 10% dai prezzi iniziali generando una possibile plusvalenza che aumenterà per coloro che avranno effettuato l’acquisto ad un prezzo sotto la pari. L’aspetto difensivo di questo prodotto lo si nota in tre caratteristiche principali: in primis la bassa volatilità delle azioni componenti il basket (25% in media) che riduce il rischio di improvvise forti oscillazioni di prezzo;  la barriera del capitale posta al 60% dei prezzi iniziali, ovvero su livelli che si nota come siano inferiori ai minimi battuti durante la crisi del Covid o, come nel caso di Generali, mai raggiunti (barriera a 8,75 euro) , che permetterà di salvaguardare il capitale e il rendimento da ribassi che si dovessero estendere anche al 40% dai prezzi di emissione; infine, terzo ed ultimo aspetto ma non meno importante, la quasi totale correlazione tra i tre titoli presenti nel basket, tra le più alte osservate sul mercato, pari cioè allo 0,95 su un numero massimo di 1. Ad oggi peraltro il prezzo di acquisto è sotto la pari, se riferito ai 100 euro nominali, a 97,60 euro in lettera che permetterebbe, a parità di condizioni, di ottenere un rendimento totale a scadenza del 24,59%, o 6,14% annualizzato.

Analisi dettagliate e approfondite sulla correlazione, volatilità, rischio e rendimento sono proposte sul canale Telegram di Certificati e Derivati

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