Il prossimo 7 novembre si terrà la penultima riunione dell’anno da parte della Fed, che dovrebbe portare ad un taglio dei tassi da 25 punti base. I calcoli di Refinitiv mostrano che la seconda riduzione del costo del denaro da parte della Banca centrale USA è praticamente certa, con un 98,5% di probabilità.
In precedenti studi, abbiamo già visto cosa succede alle azioni USA quando si tagliano i tassi di interesse, ma cosa si verifica sui settori specifici? Per capirlo abbiamo considerato i seguenti indici macro-settoriali di Refinitiv: energetico, materiali di base, industriale, ciclico, non-ciclico, finanziario, tech, utility e sanitario. I dati partono dal 1999, quindi si possono osservare i cicli di riduzione del 2001, 2007 e 2019. Se è vero che lo storico non è ampio, ci si potrà però fare un’idea di massima su cosa tende ad avvenire più da vicino alle azioni statunitensi. Abbiamo osservato le variazioni 1 anno prima e 1 dopo il taglio.
Il taglio del 3 gennaio 2001
Nella riduzione del 3 gennaio 2001, il settore tech è stato quello che ha registrato la performance peggiore, a causa dello scoppio della bolla delle dot-com. Questo evento potrebbe aver influenzato anche gli altri settori: alla fine, 1 anno dopo la riduzione solo i titoli ciclici sono riusciti a chiudere in positivo, con una variazione del 5,26%. Poco sotto la parità i materiali di base (-0,64%) e i finanziari (-2,82%).
Il taglio del 18 settembre 2007
Osserviamo ora il ciclo iniziato il 18 settembre 2007, quando la Banca centrale USA ha iniziato a ridurre il costo del denaro al fine di contrastare il deterioramento economico indotto dalla crisi dei mutui subprime e allo scoppio della bolla immobiliare nel Paese.
Considerando la natura della crisi, il settore finanziario è stato quello che a 1 anno dal taglio ha performato peggio, con il -32,39%. Dall’altro lato, il best performer è stato il comparto energetico (+4,03%). I titoli ciclici e quelli industriali hanno registrato rispettivamente il -18,65% e -13,29%. L’unico altro settore ad aver performato positivamente è quello dei materiali di base, con il +0,70%.
Il taglio del 1° agosto 2019
La riduzione del 1° agosto 2019 è stata la prima di quelle osservate ad essere fatta in un contesto preventivo e al fine di sostenere un’economia i cui fondamentali erano ancora relativamente solidi. A 1 anno dalla riduzione, in cui si deve quindi considerare il rally post-Covid, il settore energetico è stato il peggiore, con il -38,10%, mentre il migliore è stato il comparto tech. Da segnalare anche il +19,87% dell’healtcare e il +18,63% dei ciclici. Inoltre, il comparto dei materiali di base ha registrato un +3,06%.
Cosa succede in media prima e dopo i tagli dei tassi dal 2001?
Osservando la media di questi 3 cicli di taglio, possiamo osservare che i titoli ciclici tendono a performare meglio a 1 anno dal taglio dei tassi, seguiti dall’healtcare con il +1,72%. Anche i materiali di base tendono ad essere piuttosto stabili (+1,04%). I peggiori sono stati gli energetici (-14,58%) e i finanziari (-16,56%).
Questo potrebbe essere dovuto al fatto che il settore energetico è molto influenzato dai cicli economici, mentre la riduzione dei tassi porta il comparto finanziario a ridurre la redditività. Tendenzialmente le riduzioni si verificano i contesti di debolezza economica, pertanto si osserva un aumento del rischio di credito. Gli altri settori tendono invece a registrare performance volatili, a seconda di quali sono i motivi che spingono la Federal Reserve a tagliare i tassi.
E per il 2024? È da notare che, come rispetto alla media degli ultimi 3 cicli di taglio dei tassi, a 1 mese dalla riduzione gran parte dei settori registrava variazioni positive, cosa che sta avvenendo anche quest’anno. Chi volesse dunque seguire un approccio difensivo in questo contesto, potrebbe guardare ai materiali di base e al comparto sanitario.