31 marzo 2022
La crescente digitalizzazione dell’economia ha portato con sé numerosi cambiamenti nella vita di tutti i giorni degli individui. Tra questi possiamo annoverare i metodi di pagamento, che stanno passando sempre più nel formato digitale.
Questo fenomeno sta prendendo sempre più piede anche in un Paese ancorato all’uso del contante come l’Italia. Secondo i dati pubblicati da Statista, nel nostro Stato le transazioni cash sono passate dal 75,6% del totale nel 2009 al 56,5% nel 2019, con un trend in costante calo. Negli USA ad esempio i numeri sono ben minori. Un report del Cash Product Office del Federal Reserve System (Diary of Consumer Payment Choice) ha messo in luce come negli USA l’utilizzo dei contanti sia sceso nel 2020, passando dal 26% del 2019 al 19%. Guardando all’Asia, in Cina i dati di Statista mostrano come la quota di contati utilizzata nei punti vendita sia passata dal 21% del totale nel 2017 al 10% del 2021. Per fornire una panoramica del comparto a livello globale, uno studio di McKinsey pubblicato a fine 2021 mostrava come l’uso del cash sia diminuito del 16% nel 2020, mentre l’uso delle forme di pagamento digitali sono aumentate del 6% tra questi due anni. Guardando al futuro, le previsioni di Mordor Intelligence mostrano come il settore potrebbe passare da un valore di 7.360 miliardi di dollari a 15.270 miliardi nel 2027, con un tasso di crescita composto annuo del 12,38%.
Elaborazione su dati Statista
A livello globale, sono attese in crescita anche le transazioni medie per utente: dai 1.369,6 dollari del 2017 a 2.663,8 dollari nel 2026. Il penetration rate (sempre stando ai dati Statista), ossia il tasso di penetrazione del mercato delle transazioni digitali è atteso svilupparsi dal 33,9% del 2017 al 65,9% nel 2026.
Guardando il settore da una prospettiva geografica e per valore di transazioni, la Cina è il mercato più importante con 2.496,5 miliardi di dollari, seguita da USA con 1.035,4 miliardi ed Europa con 918,9 miliardi di dollari. Nel 2025 questi valori dovrebbero passare a 4.239,3 miliardi di dollari per la Cina (+11,2%), 2.098,5 miliardi di dollari per gli Stati Uniti (+15,2%) e 1.954,7 miliardi di dollari per l’Europa (+16,3%).
Guardando i grafici di Statista ci sono diversi elementi interessanti da segnalare:
Dei Paesi europei, è da mettere in luce come l’Italia sia quello con una previsione di crescita più elevata in merito al valore delle transazioni, che passeranno da 50,3 miliardi di dollari nel 2020 a 122,9 miliardi di dollari nel 2025, con un tasso composto di crescita annuo del 19,6%.
Tornando a guardare al quadro generale, sono diversi i fattori che potranno spingere la crescita dei pagamenti digitali:
Al contrario, alcuni dei rischi per il comparto sono:
A livello di singole aziende è sicuramente da evidenziare PayPal. Nel 2021, grazie alla rilevazione completa delle quote di GoPay, è stata la prima società estera autorizzata a fornire servizi di pagamenti digitali in Cina. Sempre nel 2021, il gruppo è entrato nel settore del Buy Now, Pay Later giapponese tramite l’acquisizione per 2,7 miliardi di dollari di Paidy. L’azienda consente inoltre di comprare, vendere e detenere alcune tra le principali criptovalute (da una ricerca del 2021 di Digital Commerce 360, Paypal è il digital wallet più accettato dai rivenditori online con una quota di mercato del 76%).
Paypal ha un interessante posizionamento sul settore B2B, permettendo transazioni sicure per l'utente finale che vuole sviluppare il suo e-commerce. Inoltre ha un'ottima quota di mercato sui diversi paesi europei nell'online shopping: 95% in Germania, 94% nel Regno Unito, 90% in Italia, 89% negli Stati Uniti. Interessante anche notare che da una survey di Statista realizzata nel 2021 negli Stati Uniti alla domanda "quale servizio di pagamento online hai utilizzato negli ultimi 12 mesi?" l'85% dei partecipanti ha indicato proprio Paypal, a seguire Venmo (32%), Apple Pay (25%), Google Pay (25%) e Amazon Pay (24%).
A livello di capitalizzazione delle aziende fintech (elaborazioni Statista relativi ai dati 2021), PayPal occupa il sesto posto a livello globale con 140,1 miliardi di dollari. Guardando alcuni numeri, i dati forniti da Tikr vedono i ricavi societari passare da 25,371 miliardi di dollari nel 2021 a 61,53 miliardi di dollari nel 2026. Il tasso di crescita composto annuo del periodo 2016-2026 è stimato al 19%. Per quanto invece riguarda gli utili per azione normalizzati, questi sono stimati passare da 4,60 dollari nel 2021 a 11,41 dollari nel 2026, con un CAGR 2016-2026 del 22,5%.
Per PayPal, il P/E a 12 mesi è stimato a 26,07x, ben più basso rispetto ai 53,27x del 31 marzo 2021. Questo fenomeno è dovuto all’ampio deprezzamento del titolo, che in un anno ha lasciato sul terreno quasi il 49%. Prendiamo come riferimento Block e, guardando all’Italia, Nexi. Sempre stando ai dati Tikr, il P/E a 12 mesi della prima società menzionata è di 115,24x, poco sotto i 185,50x del 31 marzo 2021. Per quanto concerne i ricavi, questi sono attesi passare da 17,661 miliardi di dollari del 2021 a 33,496 miliardi del 2026 (CAGR 2016-2026 del 47,5%). Gli EPS sono invece stimati passare da 0,84 dollari del 2021 a 3,70 dollari nel 2026. A 1 anno, la performance del titolo è di quasi il 32%. Sebbene la crescita di fatturato e utili appare sostenuta anche nei prossimi anni, a conferma della bontà del settore, Block è decisamente più costosa a livello di multipli rispetto a PayPal. Infine veniamo a Nexi.
I ricavi dell’azienda quotata a Piazza Affari sono stimati passare da 1,752 miliardi di euro del 2021 a 4,562,33 miliardi di euro nel 2026 (CAGR 2019-2026 al 24,5%). Gli utili per azione sono invece stimati da 0,31 euro del 2020 a 1,08 euro del 2026, con un tasso composto di crescita annuo del 16,8%. Il P/E a 12 mesi è pari a 19,94x, ben al di sotto dei 31,7x del 31 marzo 2021, mentre la perdita dell’azione nell’ultimo anno è di circa il 22%. Anche in tal caso PayPal appare migliore, in quanto ha una crescita stimata degli utili più alta, è più grande in termini di market cap, di diffusione territoriale e di diversificazione del business.
Tra i Certificati di investimento, eliminando strutture rialziste (Bonus Cap ed Express) e con basket multi-settoriali/multi-tematici ed eliminando gli strumenti più aggressivi, con Paypal worst-of non troppo vicino alla barriera, si distingue un solo certificato:
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