USA: attesa crescita più bassa e inflazione più alta

Nell’ultimo periodo, Trump ha dimostrato quanto possano essere rapide l’introduzione delle tariffe e delle misure di ritorsione. Questi fattori, uniti al fatto che i licenziamenti annunciati nel settore pubblico e ai rallentamenti dei passaggi di frontiera, hanno portato gli analisti di Morgan Stanley a tagliare l’outlook per l’economia USA.

Fonte: ricerca Morgan Stanley

 

Il PIL reale dovrebbe attestarsi all’1,5% nel 2025 e all’1,2% nel 2026, meno rispetto alle precedenti previsioni che vedevano un aumento rispettivo dell’1,9% e dell’1,3%.

Fonte: ricerca Morgan Stanley

 

Per ora, le stime non vedono anche un indebolimento del mercato del lavoro e il tasso di disoccupazione dovrebbe rimanere al 4,1% nell’anno in corso. Nel 2026 si potrebbe vedere una debolezza, con una disoccupazione al 4,5%. È stimata un’inflazione più alta: il PCE headline è ora stimato al 2,5%, mentre la misura core al 2,7%, oltre i 2,3% e 2,5% dell’outlook precedente.

Per quello che riguarda la Fed invece, è atteso solo un taglio dei tassi da 25 punti base a giugno (anche un anticipo a maggio resta un’ipotesi valida), con la restante parte della riduzione che dovrebbe arrivare nel 2026, in un contesto di maggiore debolezza economica e di una disoccupazione in crescita. Il tasso terminale è sempre invariato al 2,625%.

Gli investitori potrebbero avere aspettative non realistiche sulla capacità della Federal Reserve di realizzare i tagli stimati in breve tempo.

La previsione di base non implica una recessione. Tuttavia, un calo dei mercati azionari del 15%/20% potrebbe innescare questo fenomeno, in quanto le famiglie potrebbero pensare che la loro ricchezza sia permanentemente diminuita, rallentando la spesa.

Fonte: ricerca Morgan Stanley

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