Fed: e se la prossima mossa fosse un rialzo dei tassi?

L’ultimo dato sull’inflazione statunitense oltre le attese rafforza l’ipotesi di Bank of America secondo cui non ci saranno altri tagli dei tassi, con un rischio crescente di un rialzo.

BofA ha quindi preso in considerazione i 15 casi dal 1986 in cui la Federal Reserve ha messo in pausa il percorso di riduzione del costo del denaro per più di un trimestre. Solo 4 sono stati associati ad aggiustamenti di metà ciclo, mentre in solo un caso la riduzione è proseguita.

Con la pausa che probabilmente verrà presa a marzo, la Fed potrebbe agire di inerzia, mettendo mano all’arma dei tagli solo nel caso in cui l’economia statunitense si avviasse verso una recessione.

Fonte: ricerca Bank of America

Sul fronte inflazionistico, gli analisti ritengono che si debba far riferimento ai dati su base annuale e non cercare segnali positivi sui tassi a 3 o 6 mesi. Le rilevazioni mostrano che le pressioni sui prezzi potrebbero essere bloccate tra il 2,5% e il 3%, con il fattore dazi che potrebbe spingere il PCE core al 2,8% nel 2025.

In questo quadro, i sondaggi relativi alle aspettative di inflazione dei consumatori sono saliti, probabilmente a causa delle paure sul fronte tariffario. Se questo elemento influisse sulle aspettative a lungo, il rischio è quello di un consolidamento dell’inflazione.

A tutto ciò si aggiunge il fatto che il mercato del lavoro si sta avvicinando alla piena occupazione.

A livello di tassi, è probabile che quello neutrale potrebbe essere più alto di quanto si pensasse in precedenza, con la politica monetaria che potrebbe non essere così restrittiva.

Anche dalle recenti dichiarazioni degli esponenti del board della Banca centrale si sta mostrando questa opinione. È poi probabile che il tasso mediano di lungo periodo si muova verso l’alto nel dot-plot di marzo.

Fonte: ricerca Bank of America