In USA,
l’inflazione di dicembre si è attestata al 3,4%, oltre le attese Reuters al 3,2% e al precedente 3,1%. La rilevazione
core, che esclude le componenti più volatili, ha
registrato un 3,9%, risultando anch’essa sopra le stime al 3,8% e al 4% di novembre. Le variazioni mensili sono state entrambe dello 0,3%, che si sono confrontate con il consensus allo 0,2% e allo 0,3%.
Il Bureau of Labor Statistics ha evidenziato che oltre metà dell’incremento del dato headline è stata guidata dal +0,5% dei costi delle abitazioni (shelter). I prezzi dell’energia hanno visto un incremento dello 0,4% su base mensile, in quanto l’incremento dell’elettricità ha più che compensato il calo dell’indice relativo al gas naturale. I prezzi del cibo sono rimasti stabili allo 0,2% m/m, quelli dei veicoli nuovi hanno segnato un +0,3%, mentre quello delle auto e dei camion usati ha segnato un +0,5%. I servizi sanitari hanno segnato un +0,7% m/m. Tra le altre componenti ad aver visto un incremento degno di nota il BLS evidenzia il tempo libero, l’educazione e le tariffe aeree.
Le attese del mercato riportate da Refinitiv evidenziano come le probabilità di un taglio dei tassi a marzo siano ancora piuttosto elevate e pari a circa il 65%. Si dovrà vedere quanto emergerà dalla lettura monitorata con più attenzione dalla Fed, ossia il PCE core, prima di capire quanto possa restare in gioco un taglio del costo del denaro già nel primo trimestre del 2024. Inoltre, è ragionevole pensare che una riduzione a marzo uscirebbe dal novero delle ipotesi se anche la lettura di gennaio dovesse registrare un incremento simile a quello di dicembre.
Intanto, il future sull’S&P 500 registra un -0,10%, quello sul Dow Jones un -0,08% e quello sul NASDAQ 100 un -0,10%. Il rendimento del decennale USA sta invece registrando un +0,29%, al 4,04%.