Negli ultimi mesi, le quotazioni del metallo giallo si sono mantenute all’interno di un trading range in cui due forze opposte si sono compensate: la prima è a riduzione della domanda speculativa, la seconda è l’incremento strutturale degli acquisti delle Banche centrali. Questi ultimi dovrebbero raggiungere una media di 38 tonnellate mensili fino a metà 2026.
La ragione principale dell’outlook meno ottimista per il 2025 risiede nella prospettiva di un percorso di taglio di tassi più lento da parte della Federal Reserve (da 100 punti base a 75 e un tasso terminale al 3,5%-3,75%). Questo si dovrebbe tradurre in un rallentamento di acquisti di ETF legati all’oro.
Le decisioni sul costo del denaro da parte della Federal Reserve sono considerate il rischio più grande per le previsioni di GS. In particolare, se non venissero effettuati altri tagli si potrebbe osservare un approdo a 2.910 dollari entro il 2° trimestre 2026. Se si verificasse uno scenario di riduzioni per via di una recessione, il target sarebbe di 3.210 dollari, mentre i “tagli assicurativi” porterebbero la stima a 3.050 dollari.
L’escalation dei dazi e le preoccupazioni del mercato sulla sostenibilità fiscale potrebbero fornire dei venti di coda.
Fonte: ricerca Goldman Sachs