La vittoria di Donald Trump alle elezioni Presidenziali statunitensi ha innescato un’accelerazione nel rialzo delle azioni, con l’S&P 500 che ha raggiunto per la prima volta di sempre i 6.000 punti.
Abbiamo approfondito l’argomento, concentrandoci sui top storici creati dal principale indice di Borsa statunitense a partire dal 1928, elaborando i dati storici di Refinitiv. Da quando partono i dati all’8 novembre, il listino ha aggiornato i top ben 1.468 volte.
Questo dato in sé dice poco, in quanto ogni analisi verrebbe “sporcata” da quello che possiamo definire come rumore di fondo. In effetti, questo conteggio prende in considerazione tutte quelle volte che i nuovi top vengono raggiunti a pochi giorni di distanza dai precedenti, quando c’è una fisiologica fase di assestamento.
Per questo motivo abbiamo utilizzato un filtro, che conteggia i massimi storici solamente quando vengono raggiunti dopo almeno 30 giorni. In questo modo si ottiene uno storico più pulito, considerando che viene fornito un buon tempo di respiro ai corsi.
Massimi storici ed S&P 500: l’analisi dei dati
Filtrando i dati in questo modo, abbiamo solamente 81 risultati: 23 di questi sono stati registrati dal 2000, 31 dal 1980 al 2000 e 18 dal 1960 al 1980 e i restanti 9 prima del 1960.
In media, si ha un nuovo massimo storico dopo 305 giorni. Questo dato scende a 166 giorni se dallo storico togliamo gli eccessi del settembre 1955, novembre 1980, luglio 2007 e maggio 2013, in cui il top di sempre è stato registrato ben oltre i 1.000 giorni (si arriva a più di 6.500 nel 1955). Prendendo in considerazione i dati dal 2000 in poi, si ha un nuovo top ogni 277 giorni (150 rimuovendo i due eccessi citati prima).
Un altro elemento interessante è capire dopo quanti giorni viene registrato un minimo che porta poi a una ripartenza e, nel tempo, ad un nuovo top storico.
In generale, dall’inizio dello storico l’S&P 500 segna un minimo dopo circa 79 giorni. Il movimento è quindi piuttosto rapido e non è mai avvenuto sopra i 700 giorni (683 a settembre 1929 e 638 dopo il massimo di marzo 2000). In questo quadro, la variazione media del calo è del -12,95%. Nel 1929 si è registrato il crollo peggiore, del -86,19%, seguito dal -48,41% del 1973 e del -57,69% del luglio 2007.
Isolando i dati al 21° secolo, abbiamo un minimo che in media viene formato 81 giorni dal top e un -14,85% di performance media.
Analisi dei cali dopo i massimi storici e conclusioni
Il grafico mostra con chiarezza la distribuzione dei minimi dopo i top storici. In situazioni di normalità, gran parte dei minimi consistono in cali compresi entro il -20%, con picchi importanti tra il -2,7% e il -11,3%. Possiamo quindi concludere che in una situazione di “normalità” è ragionevole aspettare un calo intorno al 10% prima di prendere in considerazione di rientrare a mercato.
Oltre a questo, molto dipende dalla natura del calo. Se i fattori fossero esterni e non attesi (pensiamo ad esempio alle tensioni geopolitiche, ad un ritorno dell’inflazione, ad una recessione o ad un ritorno delle politiche monetarie restrittive), la contrazione potrebbe essere più profonda. Occorre quindi sempre contestualizzare in che momento ci si trova.