I vertici dell'Opec Plus ed il clima di attesa come i protagonisti della celebre opera di Samuel Beckett

Se da diverse settimane si è palesata una struttura di mercato tale da mettere in evidenza un’offerta limitata di petrolio rispetto ad una specifica condizione di una domanda che, soprattutto in alcuni Paesi, continua a crescere, molti operatori attendevano una auspicata condivisione di intenti da parte dei protagonisti dell’Opec Plus.

I prezzi futuri inferiori a quello corrente e la stessa curva forward rappresentano plasticamente la sintesi di una sorta di un equilibrio non troppo stabile ma il nuovo effetto sorpresa in relazione alle decisioni partorite dai membri dell’Organizzazione dei Paesi esportatori ha alimentato molti spunti di riflessione.

Opec Plus

Ogni volta che c’è un incontro dell’Opec Plus si entra sempre in particolare clima che ricorda la celebre opera teatrale di Samuel Beckett sul tema dell’attesa. Un pò è quello che vive un operatore di borsa, un’analista o tutti coloro che seguono l’andamento del petrolio. E’ un pò come indossare i panni di Vladimiro ed Estragone, aspettando che qualcosa si manifesti.

Determinati contesti si ripetono ciclicamente. Ricordo quando nel 2016 si prese la decisione di ridurre la produzione di circa 1,2 milioni di barili giornalieri per supportare i prezzi crollati a meno di 30 dollari a causa di un eccesso di offerta.

Senza dimenticare le molteplici tensioni internazionali, dalla situazione in Libia ai rapporti tra Iran e Stati Uniti, sino ai contraccolpi sul prezzo del greggio generati dalle tensioni che spesso arrivano da quel tratto di mare tra il golfo Persico e quello dell'Oman, ed in particolare alla potenza strategica dello stretto di Hormuz che in fondo già prima della scoperta degli enormi giacimenti petroliferi, nei territori circostanti, proprio quei 150 chilometri di mare sono stati attraversati dalle navi per il trasporto dei beni scambiati tra la civiltà araba e quella occidentale.

Il Joint Ministrerial Monitoring Committee (JMMC), organismo di indirizzo che si riunisce il giorno precedente al meeting ufficiale ha contribuito ad implementare un certo disorientamento in quanto non ha fornito alcuna indicazione precisa.

L’indomani, quando la decisione è giunta, il prezzo del petrolio ha raggiunto il livello massimo da oltre un anno e continua a veleggiare verso la parte alta del grafico, dopo aver superato i 64 dollari al barile e potrebbero salire ancora più in alto, a fronte di un mercato che mantiene un’offerta con il freno a mano ben saldo, così come stabilito già nel precedente incontro.

Arabia Saudita

Ecco al momento la soluzione: l’Arabia Saudita ha sostanzialmente comunicato di continuare ad estendere il taglio volontario alla produzione, pari ad un milione di barili al giorno, decidendo di eliminarlo nei prossimi mesi, sorprendendo nuovamente una buona parte degli investitori. Alla Russia è stato concesso di aumentare la produzione di 130 mila barili al giorno ad aprile ed al Kazakistan altri 20 mila.

La Russia

Lo stesso ministro e vicepremier russo Alexander Novak, dopo le continue diatribe, è apparso decisamente più dialogante. Le quote estrattive restano tutto sommato invariate ed ha prevalso una certa cautela. Molti investitori ed analisti immaginavano un aumento pari ad 1,5 milioni di barili giornalieri.

In attesa del nuovo vertice del 1 aprile si continueranno a produrre 7 milioni di barili in meno al giorno. «Non mi interessa il livello dei prezzi, ma la loro stabilità, l’assenza di oscillazioni eccessive» queste le dichiarazioni del Principe saudita. L’Arabia Saudita è così riuscita a mantenere ben salda la sua tesi.

Non bisogna dimenticare che i contraccolpi legati alla riduzione subita dal prezzo dell'oro nero, in piena pandemia e tutto quello che è accaduto la scorso anno, si sono fatti sentire anche in Arabia Saudita, basti ricordare la stessa trimestrale della compagnia petrolifera Saudi Aramco che nei prima metà del 2020 ha segnato un utile netto in calo del 25%.

Nonostante i sauditi riescono a produrre a costi decisamente più bassi rispetto alle compagnie dello Shale Oil americane, i prezzi drasticamente ridotti in quei fibrillanti mesi hanno generato delle forti preoccupazioni in un Paese dove circa il 70% della popolazione ha meno di 40 anni, giovani con aspettative altissime rispetto alla modernizzazione, alla tecnologia, all'innovazione.

Austerità

Questa situazione ha contribuito all’ipotesi di un piano di austerità che si scontra profondamente con i programmi importantissimi come il famoso progetto Neom che prevede, attraverso un piano di 500 miliardi di dollari, la costruzione di una città del futuro ad energia sostenibile sul Mar Nero. Considerando inoltre che la gran parte della spesa pubblica nel Regno Saudita è sostenuta dagli introiti derivanti dal petrolio, oggigiorno risulta fondamentale alleggerire una economia troppo dipendente dal petrolio. Dall’altro lato dell’oceano, la situazione  si è mostrata particolarmente critica per le compagnie americane.

Bisogna immaginare che prima della pandemia i Paesi dell’Opec hanno limitato la loro produzione, desiderosi di aumentare i prezzi per finanziare i bilanci nazionali dipendenti dalle entrate petrolifere. In quello stesso periodo i perforatori di scisto ne hanno approfittato  riuscendo ad aumentare la produzione sino al record di 13 milioni di barili al giorno.

La domanda di carburante

La pandemia ha reso vita davvero difficile per questi produttori, basti pensare che a livello globale ha distrutto un quinto della domanda di carburante e numerose società di scisto hanno dichiarato bancarotta mentre altre hanno organizzato fusioni per scaricare il debito.

Senza dimenticare altri aspetti, come quello analizzato in un precedente articolo ed il contesto vissuto in occasione della dura condizione climatica in Texas e nel bacino Permiano dove i trivellatori hanno già ripristinato circa l'80% della produzione di greggio dopo il grande congelamento, sebbene le raffinerie stiano rientrando alla normalità con mille difficoltà, ma questa è un’altra storia. 

Prezzo del petrolio

In attesa del prossimo vertice previsto ad aprile, il prezzo del petrolio si trova su un livello davvero interessante. Nel grafico mensile, il superamento della resistenza in area 65 dollari al barile può calamitare momentaneamente il prezzo ai massimi del 2018, in area 75 dollari al barile. Tuttavia è possibile visualizzare, su un grafico giornaliero, sempre in attesa del nuovo meeting dell’Opec Plus, un trading range perimetro tra i 60 ed i 65 dollari. Solo il superamento a ribasso dei 57,50 dollari. 

Riprendendo i panni di Vladimiro ed Estragone, poniamo sempre la massima attenzione poiché come sostiene Larry Williams “Avere successo in questo lavoro non significa centrare una o due operazioni profittevoli.

Non si fa carriera con un colpo di fortuna… Sono molto più interessato a ciò che può rendere questa arte una professione anziché alle ultime operazioni effettuate. Chiunque può piantare un paio di chiodi in un muro, ma questo non significa saper costruire una casa”.

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