Il Certificato della Settimana di Alessandro Pavan

Spesso mi capita di confrontarmi con i miei clienti relativamente ad un tema per me particolarmente sensibile, ovvero quello della liquidità. A differenza del mercato finanziario tradizionale, dove il cliente è sempre spinto alla massimizzazione del capitale investito in quanto gli intermediari non hanno remunerazione sulla liquidità, il mondo della consulenza deve necessariamente guardare su un’orizzonte e su una pianificazione più ampia.

La liquidità è un asset tanto quanto lo sono i fondi, gli ETF, i certificati e così via. A differenza dei precedenti, ovviamente, non produce rendimento, ma sono fermamente convinto che avere liquidità a disposizione nei momenti giusti renda il portafoglio molto più profittevole rispetto a chi rimane full invested. Mi permette infatti di cogliere di opportunità che ciclicamente i mercati presentano, cosa che non potrei fare se avessi solo titoli in portafoglio perché probabilmente dovrei andare a disinvestire qualcosa che in quel momento sarebbe già in perdita per acquistare qualcosa che reputo avere una maggiore capacità di recupero.

E’ quindi un asset fondamentale, sia nei momenti di quiete, con bassa volatilità e mercati in crescita, e lo è a maggior ragione in periodi di elevata turbolenza. Perché è si vero che non produce rendimento quando il mercato sale, ma non produce minusvalenza quando il mercato scende. E marzo 2020 ne è forse l’esempio più lampante. Certo, non è mai facile prendere i minimi ma non è nemmeno necessario. Prendiamo il DAX, che ha toccato il minimo a 8.255 punti; fossi anche entrato con la mia liquidità a 9.600 ad inizio aprile, avrei un rendimento del 64% in un anno e mezzo, con l’indice oggi a 15.725 punti. Stesso ragionamento per il Nasdaq con un minimo a 6.771 e una quotazione oggi a 15.382 con un rendimento del 127%. Tali ingressi non sarebbero stati possibili in assenza di liquidità disponibile.

Vari esempi potrei farli anche sui certificati, come già visto nei webinar relativi alla gestione delle perdite. Acquistando a fine marzo era infatti possibile entrare su certificati che prezzavano 40/50 e che sono andati in autocall a dicembre 2020 con un rendimento del 100% in meno di un anno.

Tutto ciò premesso va però fatto un inciso. La liquidità è un asset fondamentale, ma nelle giuste dimensioni. Mi confronto quotidianamente con portafogli che presentano il 50%, il 60% il 70% di liquidità. Concordo sul fatto che i mercati siano ai massimi e la prudenza non è mai troppa, ma una fetta eccessiva ci preclude possibilità di rendimento. Sono ormai sei mesi che ci si aspetta uno storno dei mercati dopo i poderosi rimbalzi post lockdown e non è ancora arrivato. Aver tenuto il portafoglio liquido da marzo ad oggi significa aver perso svariati punti percentuali di rendimento.

Per questo ho selezionato oggi come certificato della settimana un prodotto tra le nuove emissioni di Vontobel che consente di utilizzare parte della liquidità in eccesso attualmente accantonata su un prodotto ad elevato margine di sicurezza. Si tratta di un tradizionale cash collect su tre sottostanti che rappresentano le tre società più capitalizzate al mondo, ovvero Apple, Microsoft ed Amazon con isin DE000VX08WM5.

Non avrebbero bisogno di presentazioni ma diamo comunque qualche informazione.

Fondata da Bill Gates e Paul Allen il 4 aprile del 1975, Microsoft è ad oggi il secondo player più grande al mondo, con una capitalizzazione di mercato pari a 2.256 miliardi di dollari. L’azienda, dopo essersi imposta sul mercato con l’introduzione del sistema operativo Windows 3.0 nel 1990, nel corso degli anni è riuscita sempre ad alzare lo standard qualitativo dei propri prodotti ed a mantenere una presenza globale non solo su ciò che attiene i personal computer, ma espandendosi in vari segmenti di mercato, come ad esempio quello del gaming, delle telecomunicazioni, dello sviluppo di soluzioni cloud per privati e aziende, nella cybersecurity, e molto altro. Recentemente ha acquisito un’azienda australiana, Clipchamp, proprietaria di un software di video-editing e sta investendo molto anche sulla realtà aumentata, dove ha già introdotto degli smartglass a realtà mista (HoloLens), pensati per risolvere problemi aziendali.

Nell’ultimo trimestre, pubblicato il 27 Luglio 2021, la società ha registrato ricavi per 46,15 miliardi di dollari, segnando un aumento del 10,64% rispetto al trimestre precedente e del 21,35% a/a.

L’utile è addirittura aumentato del 46,92% a/a, con un margine sul fatturato pari al 35,66% (16,46 miliardi di dollari nel 2Q 2021).

Storico rivale di Microsoft, Apple è invece la prima azienda al mondo con 2.564 miliardi di dollari di market cap. Il suo business model è basato sull’innovazione e sullo sviluppo di applicazioni incentrate sul cliente, il più possibile user-friendly, cercando di elevare al massimo l’engagement dell’utente finale.

L’azienda sta anch’essa puntando molto sullo sviluppo di dispositivi per la realtà aumentata e per la realtà virtuale. In tal senso negli ultimi 6 anni ha impiegato molte risorse ed ha acquisito diverse aziende per sviluppare questo business. 

Inoltre la società è intenzionata anche ad entrare nel settore dell’automotive e della guida autonoma (ed entrare in competizione con il servizio di robo-taxy gestito da Waymo, sussidiaria di Alphabet Inc.), con il progetto Titan, che è in piedi dal 2014: l’attuale programma in atto prevede il rilascio del primo veicolo tra 3/6 anni.

La società è in buona salute finanziaria con un rapporto tra attivo circolante e passività a breve termine pari a 1,06. Nel corso del secondo trimestre 2021 l’azienda ha generato ricavi per 81,43 miliardi di dollari (+36,44% a/a); mentre l’utile è addirittura quasi raddoppiato (+93,23%), toccando i 21,74 miliardi di dollari.

Amazon è il più grande venditore online al mondo. Il suo core business è cresciuto rapidamente assieme ad una moltitudine di altre attività che sono state man mano integrate ed assorbite nella società nel corso degli anni. L’azienda, a chiusura del bilancio 2020, aveva fatturato per 386,06 miliardi di dollari (pari al 20,46% del PIL italiano e corrispondente all’1,84% del PIL statunitense nello stesso anno) e le previsioni dei ricavi per il 2021 superano i 400 miliardi. Nel primo semestre di quest’anno ha registrato introiti per 221,59 miliardi di dollari (+34,82% rispetto al primo semestre 2020). Gli utili nel 2020 ammontavano a 21,33 miliardi di dollari (+84,29% rispetto al 2019). Numeri da capogiro, che fanno davvero rabbrividire.

Il comparto Amazon Web Services, lanciato nel 2006, il quale fornisce servizi in cloud per lo storage di dati, l’hosting di applicazioni e siti web, la distribuzione di contenuti digitali per aziende, agenzie governative ed istituzioni accademiche, ha contribuito per l’11,76% del fatturato del 2020 (in aumento del 29,50% rispetto all’anno precedente). Il comparto Amazon Prime, invece, nel 2020 ha generato ricavi per 10,40 miliardi di dollari.

Prima di guardare al rendimento del certificato parlerei della barriera, posta al 60% sugli strike fatti qualche giorno fa:

  • Apple ha strike a 149,73$ e barriera a 89,84$;
  • Microsoft ha strike a 294,39$ e barriera a 176,63$;
  • Amazon ha strike a 3.462,48$ e barriera a 2.077,49$.

Il focus principale in questo caso è appunto la protezione, ovvero l’avere una barriera molto profonda su società molto solide e stabili, per poter dare remunerazione alla liquidità senza aumentare di troppo il grado di rischio.

Il rendimento annuo è pari al 4,68% pagato mensilmente (0,39% al mese) e la prima finestra autocall è prevista dopo sei mesi, ovvero a partire da marzo 2022. Si acquista a 100,00€ perfettamente sulla pari essendo stato emesso in data 15 settembre e vede i tre sottostanti non troppi lontani dai prezzi di strike, con Amazon e Microsoft sopra ed Apple leggermente sotto.

La durata breve (18 mesi) con scadenza a marzo 2023 aiuta a diminuire ulteriormente il grado di rischio in quanto uno scenario dove una di queste tre aziende perda più del 40% in un lasso di tempo ristretto, essendo passato solo un anno e mezzo dalla crisi dovuta al Covid, appare al momento remota.

Riepilogando quindi un ottimo strumento cui destinare una fetta di liquidità per andare ad ottimizzare il rendimento di portafoglio, mantenendo un rischio contenuto e valido per tutti gli scenari di mercati:

  • se gli indici dovessero continuare a salire, ho allocato e messo a rendimento parte della mia liquidità;
  • se gli indici rimanessero laterali idem, incasserei un flusso cedolare su una parte di patrimonio che prima era infruttifera;
  • se invece gli indici dovessero stornare, avrei la parte rimanente della liquidità pronta a cogliere le opportunità a basso costo, e avrei un prodotto che probabilmente, grazie appunto alla solidità dei sottostanti, alla barriera profonda, al flusso mensile e alla breve durata, terrebbe comunque sostenuto il aprezzo.

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