Il Portafoglio in Certificati di Alessandro Pavan - Commento sui mercati 13.05.2022

Analizzare oggi un portafoglio in certificati, o più in generale un qualsiasi certificato emesso nei mesi scorsi, ha un senso relativo. Il mese di aprile e la prima parte del mese di maggio hanno visto velocità di diverse tra Stati Uniti ed Europa ma medesima direzione, con i segni rossi che hanno pervaso tutti gli indici in modo indistinto. Se oltreoceano però troviamo il Nasdaq che lascia sul terreno il 19,04% nelle ultime sei settimane, trascinando l’S&P a -12,66%, tenuto a galla soprattutto dal comparto energetico, in Europa Dax e FTSE MIB limitano le perdite, ferme rispettivamente al 3,77% e al 5,06%. E le cose non cambiano allungando l’osservazione YTD: Nasdaq -27,75%, S&P500 -17,29%, Dax -13,22% e FTSE MIB -13,77%.

Le tre grandi variabili che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, ovvero inflazione elevata, rialzo dei tassi e guerra in Ucraina, ci sono ancora e non accennano ad andarsene. La rilevazione di mercoledì, con l’inflazione americana in calo rispetto a marzo (8,3 contro 8,5), ma superiore alle aspettative indica si che le politiche monetarie della FED stanno ottenendo i primi risultati, ma che probabilmente non sono ancora sufficienti. L’inversione della curva è però un primo segnale positivo, che dovrà essere confermato nelle prossime osservazioni.

La concomitanza di questi tre fattori continua a far scendere il mercato anche se ritengo che le ultime settimane abbiano visto vendite da panico più che cause reali. Lo testimoniano le diverse trimestrali positive di alcune società tech accolte con perdite a doppia cifra, assolutamente insensate. Nel contempo, l’indice “Fear and Greed Index” che misura il polso dei mercati, ha raggiunto il livello di estrema paura. Ad ulteriore conferma del fatto che si sta vendendo tutto, l’oro, bene rifugio per eccellenza, torna a testare l’area dei 1.800$ anzichè far da catalizzatore per gli acquisti. Come a marzo 2020, molti investitori tornano a guardare alla liquidità come unica fonte di stabilità, liquidando anche le posizioni in perdita pur di uscire dal rischio. Questo ovviamente sui mercati si traduce in ulteriori discese indiscriminate di tutte le asset class.

Ritengo che due possano essere le fonti di inversione di questa tendenza di mercato:

  • la prima, la risoluzione di almeno una delle tre variabili citate poco fa. La più vicina potrebbe essere la conclusione della guerra, anche se al momento sembra esserci una fase di stallo dove individuare vincitori e vinti sembra molto difficile se parliamo dell’esito del conflitto. Se guardiamo alle sue conseguenze invece, i vinti si trovano eccome: la popolazione ucraina, che conta milioni di profughi, le città completamente distrutte, come le economie di entrambi i paesi. Meno vicino appare invece il rientro in canoni accettabili dell’inflazione, che significherebbe anche un allentamento della stretta monetaria delle banche centrali;
  • la seconda, meno razionale e più emotiva, riguarda invece il sentiment di mercato. Sia a livello di indici che a livello di stock, iniziano ad esserci livello di prezzi interessanti e ritengo possano bastare diverse giornate consecutive di positività per poter invertire la rotta e far salire gli indici, anche in un contesto macro che rimane estremamente difficile da valutare.

Come detto nelle prime righe, valutare oggi il portafoglio, dopo le discese delle ultime settimane e con un VIX costantemente sopra 30 ha poco senso, per cui rimando alle prossime settimane la valutazione dei singoli strumenti, non essendoci autocall nel breve periodo.

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