La settimana finanziaria in pochi minuti

Come tutte le settimane, riassumiamo in pochi minuti di lettura le principali notizie finanziarie della settimana. Se vuoi ricevere gli aggiornamenti sulle ultime news finanziarie puoi iscriverti gratuitamente alla nostra Newsletter o al nostro Canale Telegram!

News di politica monetaria: BCE

  • La BCE ha alzato i tassi di interesse di 50 punti base, portando il tasso di deposito al 2,5%, il più alto dalla crisi finanziaria globale. L’istituto ha comunicato di essere intenzionato a mantenere la rotta sul costo del denaro, prevedendo un nuovo incremento dello 0,5% nel meeting di marzo, per poi valutare il successivo percorso della politica monetaria. Con queste dichiarazioni, l’Eurotower ha lasciato aperta la porta ad una pausa nel caso in cui le condizioni economiche lo dovessero permettere. L’istituto ha anche ribadito che la riduzione del portafoglio APP diminuirà di 15 miliardi di euro medi al mese da marzo fino a giugno 2023, con il ritmo successivo che sarà determinato in futuro. Nell’ambito del PEPP, la BCE ha detto che i reinvestimenti verranno effettuati fino alla conclusione del 2024. Nella sua conferenza stampa, Christine Lagarde ha detto che la crescita dovrebbe rimanere debole, anche se l’economia si è dimostrata più forte delle attese. Le stime sono per una ripresa nei prossimi trimestri e un incremento della disoccupazione. Lagarde ha anche ribadito che le misure di supporto fiscale potrebbero esacerbare le pressioni inflazionistiche. Inoltre, i rischi sull’inflazione sono diventati più bilanciati ma “in ogni ragionevole scenario, rialzi dei tassi significativi sono necessari”. Inoltre, per la Governatrice il costo del denaro dovrà essere mantenuto nel terminal rate per un periodo sufficiente da far scendere l’inflazione verso il target del 2%. Oltretutto, quello di marzo non sarà il picco del costo del denaro. Lagarde ha detto anche che la riapertura della Cina avrà delle conseguenze su domanda e inflazione, mentre il processo deflattivo non è ancora iniziato.
  • Madis Muller, Presidente della Banca centrale estone, ha detto che un altro rialzo dei tassi a marzo è necessario per ridurre l’inflazione. Per Muller, è ancora troppo presto ipotizzare che un rallentamento dell’economia possa portare ad una discesa dei prezzi. Inoltre, vi sono segnali preoccupanti sull’inflazione core, che non mostra segni di diminuzione.
  • Pierre Wunsch, Presidente della Banca centrale belga, ha detto che la BCE continuerà ad alzare i tassi oltre marzo, con i rialzi che potrebbero superare le attese del mercato se l’inflazione core non dovesse invertire la rotta. Wunsch ha detto che quelle di giovedì 2 febbraio sono state decisioni “da falco” da parte dell’Eurotower e si è detto quindi sorpreso della reazione del mercato. Per il Governatore, in caso di indice dei prezzi al consumo core persistente, un terminal rate del 3,50% sarebbe il minimo.

News di politica monetaria: Fed

  • Come da attese, la Federal Reserve ha alzato i tassi di 25 punti base, portandoli all’intervallo 4,5%-4,75% in una decisione presa all’unanimità nel board. Nel comunicato stampa si legge come l’entità dei prossimi incrementi dipenderà da diversi fattori, incluso l’inasprimento cumulativo della politica monetaria e che incrementi continui del costo del denaro saranno appropriati per raggiungere un orientamento sufficientemente restrittivo da riportare l’inflazione al 2%. Inoltre, l’istituto ritiene che l’indice dei prezzi al consumo si è attenuato, ma rimane alto. Gli analisti ritengono che queste comunicazioni potrebbero indicare una maggiore fiducia del board in merito al picco dell’inflazione. Nella sua conferenza stampa, Jerome Powell ha detto che l’istituto continua a ritenere che i prossimi aumenti saranno appropriati e che l’economia USA è rallentata significativamente nel 2022, mentre nel trimestre in corso i segnali indicano una crescita moderata. Per ripristinare la stabilità dei prezzi, Powell ritiene che i tassi dovranno essere mantenuti in territorio restrittivo per un certo tempo. Il mercato del lavoro rimane “estremamente rigido”. Il Governatore della Fed ha anche detto che vi è ancora il rischio che l’inflazione si radichi, mentre il rallentamento degli aumenti dei tassi servirà per osservare meglio la risposta dell’economia, con le prossime decisioni che verranno prese meeting-by-meeting. Perché il dato inverta il trend, Powell ritiene che possa essere necessaria una crescita sotto il trend e un mercato del lavoro più debole. Secondo Powell, il tasso finale potrebbe essere più alto del 5%-5,25%, anche se vi saranno dati da monitorare tra marzo e maggio, inoltre il rischio di “fare troppo poco” è ritenuto maggiore di quello di “fare troppo”, con la Fed che ha gli strumenti per contrastare l’overshooting eventuale. Interessante evidenziare come il numero uno della Federal Reserve abbia dichiarato che il processo deflattivo è iniziato e vi sono potenzialmente un altro paio di rialzi del costo del denaro in vista.

Altre news finanziarie ed economiche

  • Il Fondo Monetario Internazionale ha alzato le previsioni di crescita globale per il 2023 al 2,9%, meglio di 0,2 punti percentuali rispetto alle stime di ottobre. L’istituto ha avvertito tuttavia che il rialzo dei tassi e il conflitto tra Ucraina e Russia potrebbero ancora pesare, rendendo la crescita più debole rispetto agli standard storici. Oltre a questo, altri rischi evidenziati dal FMI sono relativi alla possibilità che l’inflazione rimanga elevata, al blocco della riapertura in Cina, al prolungarsi della guerra che potrebbe pesare sui costi dell’energia e del cibo e a potenziali nervosismi dei mercati se l’indice dei prezzi al consumo fosse peggio del previsto. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, l’84% dei Paesi dovrà affrontare un’inflazione pià bassa nel 2023, con un tasso medio del 6,6% e del 4,3% nel 2024.
  • Il PIL dell’Eurozona ha superato le attese degli analisti attestandosi nel 4° trimestre 2022 al +1,9% a/a (attese all’1,7%). Su base mensile, la variazione è stata dello 0,1% (previsioni al -0,1%).
  • Nell’Eurozona, l’inflazione di gennaio (preliminare) si è attestata all’8,5%, sotto le attese all’8,9% e al precedente 9,25%. Il dato core, che esclude le componenti più volatili, è rimasto stabile al 5,2%. Dei principali componenti, l’energia ha registrato un +17,2% (25,5% a dicembre), il cibo, l’alcool e il tabacco un +14,1% (13,8% a dicembre), i beni industriali non energetici un +6,9% (6,4%adicembre) e i servizi un +4,2% (4,4% a dicembre)
  • La Joint Ministerial Monitoring Committee dell’OPEC+ ha raccomandato di mantenere stabile la produzione di greggio, in quanto si attende una maggiore chiarezza in merito alla domanda in Cina e sulle forniture russe.
  • Con 7 componenti favorevoli su 9, la Bank of England ha alzato i tassi di 50 punti base, portandoli al 4%. La BoE ha anche comunicato che dai prossimi meeting potrebbe optare per aumenti da 25 punti base. L’istituto ha comunicato che l’inflazione dovrebbe scendere al 4% verso fine anno, con un PIL che dovrebbe registrare un calo più contenuto rispetto a quanto previsto a novembre. Entro il 2024, l’indice dei prezzi al consumo dovrebbe scendere al di sotto del target al 2%. La Banca centrale prevede che il PIL del 4° trimestre sia sceso dello 0,3% e che si contragga dello 0,7% entro il 1° trimestre del 2024. Per i componenti dell’MPC, i rischi per l’inflazione “sono inclinati verso l’alto”.
  • A gennaio il mercato del lavoro USA si è dimostrato solido: i Non-Farm Payrolls sono stati pari a 517mila unità, ben oltre le 190mila unità attese dal consesus. Nel dettaglio, il settore dell’ospitalità e del tempo libero ha aggiunto 128mila posti di lavoro, quello dei servizi professionali e alle imprese 82mila, la pubblica amministrazione 74mila e l’assistenza sanitaria al 58mila. La disoccupazione si è attestata ai minimi degli ultimi 53 anni, al 3,4% sotto le attese al 3,6%. Oltre a questo, la retribuzione oraria media è salita del 4,4% a/a, lo 0,3% m/m. Le rilevazioni hanno evidenziato che il lavoro negli Stati Uniti continua a reggere al rialzo dei tassi e il rallentamento economico. La domanda di lavoratori continua a superare l’offerta, elemento che rischia di alimentare la spirale inflazionistica.

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