La settimana finanziaria in pochi minuti

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News di politica monetaria: BCE

  • L’attesa indagine sui prestiti della BCE (Bank Lending Survey) ha mostrato che le banche dell’Eurozona hanno ristretto l’accesso al credito ma la domanda da parte di famiglie e imprese è crollata a causa degli alti tassi di interesse. Il 38% delle banche ha evidenziato una flessione della richiesta di credito nel primo trimestre 2023 (il valore più alto dalla crisi finanziaria globale), mentre il 27% ha inasprito gli standard per prestare denaro. In questo quadro, il 72% netto degli istituti ha visto una contrazione della domanda di mutui per le abitazioni. In attesa dell’inflazione dell’Eurozona di aprile, l’indagine rafforza le ipotesi di un aumento dei tassi da 25 punti base.
  • Dal comunicato della BCE, si legge come l’outlook sia per un’inflazione troppo alta per troppo tempo, con le pressioni di fondo sui prezzi che restano forti. Nel frattempo, gli incrementi dei tassi precedenti “si sta trasmettendo con forza alle condizioni finanziarie e monetarie dell’Eurozona”, con i ritardi e la forza del trasferimento sull’economia reale che restano incerti. Nel comunicato è evidenziato che il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio data-dependent e che alzerà i tassi a livelli sufficientemente restrittivi per portare tempestivamente l’indice dei prezzi al consumo verso il target, mantenendoli poi per tutto il tempo necessario. Per la Banca centrale, le informazioni supportano la valutazione fatta nella precedente riunione per quanto concerne le prospettive di inflazione a medio termine. Inoltre, a partire da luglio, l’Eurotower smetterà di reinvestire la liquidità del debito in scadenza nell’ambito dell’APP.
  • Nella conferenza stampa post-riunione, Christine Lagarde ha detto che si stanno vedendo dei segnali di divergenza economica: in particolare, il settore manifatturiero sta smaltendo gli ordini arretrati con prospettive in peggioramento, quello dei servizi invece sta crescendo in maniera più forte. Per Lagarde, i Governi dovrebbero progressivamente ridurre le misure di supporto “in modo tempestivo e concertato” in un contesto di attenuazione della crisi energetica. La Governatrice della BCE ha inoltre affermato che gli aumenti del costo del denaro si stanno trasmettendo con forza ai tassi di interesse risk-free e alle condizioni di finanziamento di famiglie, imprese e banche, mentre non si sono ancora visti effetti sull’attività reale. Per quanto riguarda l’inflazione, i rischi restano orientati al rialzo, mentre i tassi dovranno essere portati su livelli sufficientemente restrittivi: su tale tema, Lagarde ritiene che la politica monetaria non sia ancora su livelli sufficientemente restrittivi. La Presidente dell’istituto centrale ha anche evidenziato che nel 2023 i salari contribuiscono maggiormente all’inflazione. Lagarde ha affermato di non prendere alcun impegno a tagliare il costo del denaro: “il meglio che possiamo fare è domare l’inflazione in modo tempestivo, per poi facilitare il ritorno a tassi d'interesse diversi che non siano così alti in futuro”.
  • Francois Villeroy de Galhau, Presidente della Bank of France, ha detto che probabilmente ci sarà qualche altro aumento dei tassi, con la decelerazione nell’entità degli aumenti dovuta al fatto che i precedenti incrementi stanno mostrando i loro effetti. Villeroy ha ribadito il fatto che l’obiettivo dell’istituto è riportare l’indice dei prezzi al consumo al 2% “forse addirittura entro fine 2024” e senza innescare una recessione. Inoltre, per l’esponente dell’Eurotower la durata degli aumenti ora è più importante della velocità.
  • Gediminas Simkus, Presidente della Banca centrale lituana, ha detto che i tassi dovranno aumentare ulteriormente e che verranno mantenuti elevati per un periodo sufficientemente lungo per riportare l’inflazione al 2%.
  • Il Presidente della Banca centrale italiana, Ignazio Visco, ha detto che i tassi della BCE potrebbero non essere distanti dal picco. Per Visco inoltre, il terminal rate visto dai mercati è un punto di riferimento importante.

News di politica monetaria: FED

  • Come da attese, la Fed ha alzato i tassi di 25 punti base, portandoli all’intervallo del 5%-5,25% e aprendo le porte ad una pausa nel percorso di incrementi per dar modo all’istituto di verificare gli effetti sull’inflazione delle mosse di politica monetaria e dello sviluppo delle tensioni bancarie. Nel comunicato è stato rimosso il riferimento al fatto che l’istituto prevede ulteriori incrementi del costo del denaro, menzionando invece il fatto che saranno da osservare i dati per capire se altri ritocchi possano essere appropriati. Per l’istituto centrale è probabile che gli ultimi sviluppi provochino un inasprimento delle condizioni di credito, pesando a loro volta su attività economica, inflazione e assunzioni.
  • Nella conferenza stampa, Jerome Powell ha detto che l’economia statunitense ha rallentato in modo significativo nel 2022, proseguendo la tendenza nel 1° trimestre dell’anno. Per Powell, il mercato del lavoro rimane rigido ma offerta e domanda di lavoro si sono mossi verso un migliore equilibrio. Per quanto riguarda l’inflazione, questa si è moderata un po’ da metà 2022, anche se vi è ancora molta strada da fare per raggiungere i target. Il board dell’istituto ha anche discusso il rischio di default del debito e il tetto dovrebbe essere alzato “in modo tempestivo”. Per i futuri aumenti dei tassi, il Governatore della Fed ha detto che le prossime mosse dovranno tenere in considerazione l’impatto degli ultimi fallimenti bancari nel Paese. In ogni caso, le decisioni saranno prese meeting-by-meeting e sempre a seconda dei dati. Il motivo dell’ultimo rialzo è relativo al fatto che la Federal Reserve sta cercando di raggiungere un livello dei tassi sufficientemente restrittivo per contenere l’inflazione, mantenendolo per un periodo prolungato. Questa zona “forse” è stata raggiunta se si considera il quantitative tightening. Powell ritiene anche che il soft-landing possa ancora essere possibile e prevede una crescita modesta e ha allontanato l’ipotesi di un taglio dei tassi. Il sostegno per l’ultima decisione è stato molto forte.

Altre news finanziarie ed economiche

  • Il Fondo Monetario Internazionale ha migliorato le stime sulla crescita dell’Asia portandole al 4,6%, meglio di 0,3 punti percentuali rispetto a ottobre. Per l’istituto, l’area contribuirà per il 70% della crescita mondiale e sarà trainata dall’espansione attesa del 5,2% della Cina e del 5,9% dell’India. In ogni caso, il FMI ha abbassato le stime sul 2024 al 4,4% (dal 4,6%) per via dei rischi derivante dall’inflazione più rigida delle attese, dallo stress del comparto bancario USA ed EU e per il rallentamento della domanda globale.
  • La Reserve Bank of Australia ha alzato i tassi di interesse di altri 25 punti base portandoli al 3,85%,stupendo gli analisti che si aspettavano una pausa nel ciclo di rialzi. L’istituto ha anche segnalato che altri incrementi potrebbero rivelarsi necessari al fine di far tornare l’inflazione al target in tempi ragionevoli. Per Philip Lowe, Governatore dell’istituto, l’indice dei prezzi al consumo ha oltrepassato il picco, ma rimane comunque troppo alto. La RBA prevede che l’inflazione torni al 4,5% nel 2023 e verso la parte superiore dell’obiettivo 2%-3% a metà 2025. La crescita per quest’anno è invece stimata al 1,25% (precedente 1,5%).
  • Ad aprile, l’inflazione dell’Eurozona (preliminare) si è attestata al 7%, sopra il 6,9% di marzo ed in linea con le attese del consensus Reuters. Il dato core, che esclude le componenti più volatili, è invece sceso al 5,6%, sotto le previsioni e il precedente 5,7%. A livello di singoli componenti, la componente cibo, alcool e tabacco è cresciuta del 13,6% su base annuale, mentre quella dell’energia del 2,5%.
  • Accelera il mercato del lavoro USA ad aprile. I Non-Farm Payrolls si sono attestati a 253mila unità, ben al di sopra le attese Reuters di 180.000 unità e alle precedenti 165mila (rivisto da 236mila). Il tasso di disoccupazione si è sceso dal 3,5% al 3,4%, meglio delle stime al 3,6% e ai minimi dal 1969, mentre i salari orari medi sono cresciuti del 4,4% (attese al 4,2% e precedente 4,3%). Gli aumenti principali si sono visti sui servizi professionali e alle imprese con un aumento di 43.000 unità, sull’assistenza sanitaria con 40.000, sul tempo libero e l’ospitalità con 31.000 e sull’assistenza sociale.
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