La settimana finanziaria in pochi minuti

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News di politica monetaria: BCE

  • Klaas Knot, Presidente della Banca centrale olandese, ha detto che i precedenti aumenti del costo del denaro iniziano a mostrare i loro effetti, anche se ne serviranno comunque altri per riportare l’inflazione sotto controllo. Knot ha detto inoltre che se il dato si dimostrasse più persistente delle attese, potrebbe sostenere un incremento del tasso di deposito al 5% o anche più elevato dall’attuale 3,25%.
  • Philip Lane, Capo economista della BCE, ha detto che l’inflazione dell’Eurozona dovrebbe rallentare in modo deciso nel 2023, anche se al momento lo slancio dei prezzi resta alto, soprattutto nel segmento alimentare e nel dato core. Lane ritiene che quest’anno i margini aziendali debbano scendere “un bel po’”, con le società che si troveranno ad aumentare i costi senza aumentare i prezzi, in quanto la domanda si sta normalizzando. L’esponente dell’Eurotower ritiene anche che il ritorno al target del 2% sarà lungo in quanto la crescita dei salari potrebbe rimanere alta per anni.
  • Peter Kazimir, Presidente della Banca centrale slovacca, ha detto che la BCE potrebbe dover alzare i tassi per più tempo rispetto a quanto previsto. Kazimir ritiene che il primo momento in cui gli esponenti dell’Eurotower potranno valutare gli effetti degli incrementi precedenti sarà settembre. Secondo il Governatore, le pressioni salariali, l’andamento dell’inflazione core e gli alti margini di profitto confermano la necessità di proseguire con i rialzi.
  • In un’intervista a Bloomberg Martins Kazaks, Governatore della Banca centrale lettone, ha detto che gli investitori non dovrebbero fare affidamento sull’ipotesi che la BCE termini il percorso di rialzo dei tassi a luglio. Per Kazaks infatti vi sono ancora ritocchi del costo del denaro da fare e la strada da fare resta molta e sarà necessario continuare ad alzare il costo del denaro e mantenerlo elevato: il rischio di fare troppo è ancora considerato inferiore a quello di fare troppo poco.
  • Bostjan Vasle, Governatore della Banca centrale slovena, ha detto che l’inflazione sta diventando sempre più ostinata e che sono necessari altri rialzi dei tassi fino a che non si vedrà un cambiamento nel dato core. L’esponente dell’Eurotower ha detto anche che è ancora possibile evitare una recessione.
  • Joachim Nagel, Presidente della Bundesbank, ha detto che i tassi dovrebbero salire ulteriormente in quanto la lotta contro l’inflazione non è ancora stata vinta. Per Nagel tuttavia, il picco dell’indice dei prezzi al consumo è stato raggiunto. Successivamente, ha dichiarato di essere ottimista sul fatto che i rialzi dei tassi della BCE stiano contenendo l’inflazione. Per quanto riguarda le banche tedesche, Nagel ha affermato di non condividere i timori sulla loro stabilità dopo quanto avvenuto in USA. In un’intervista a Bloomberg, ha poi dichiarato che tutte le opzioni sono sul tavolo per la riunione di settembre. Nagel ritiene che ci si stia avvicinando al territorio restrittivo e che servirà almeno un altro anno e mezzo per vedere l’inflazione core più vicina al 2%.
  • Isabel Schnabel, componente del board della BCE, ha detto che l’inflazione resta alta per tutte le voci ad eccezione dell’energia, con le pressioni che si stanno estendendo alla maggior parte del paniere dei consumi. Inoltre, la Banca Centrale Europea dovrà fare di più per contenere l’indice dei prezzi al consumo, mentre tagli dei tassi per il prossimo futuro sono “altamente improbabili”.
  • Yannis Stournaras, Presidente della Banca centrale greca, ha detto che a meno di cambiamenti radicali la BCE concluderà il ciclo di rialzo dei tassi nel 2023. Il costo del denaro rimarrà nei pressi degli attuali livelli finché l’inflazione non arriverà al target del 2%.
  • In un’intervista al quotidiano giapponese Nikkei, Christine Lagarde ha detto che la BCE ha ancora della strada da fare per abbassare l’inflazione. Per Lagarde continuano ad esserci dei rischi al rialzo per l’indice dei prezzi al consumo e si dovrà prestare particolare attenzione all’aumento dei salari. Inoltre la Governatrice dell’Eurotower ha affermato che la recessione non fa parte dello scenario di base. In un successivo intervento alla NHK, Lagarde ha detto che l’inflazione è stata troppo alta per troppo tempo e gli sforzi per abbatterla non sono finiti. Per Lagarde, la lotta finirà quando non ci sarà abbastanza fiducia per una flessione del dato verso il target di medio termine.
  • Mario Centeno, Presidente della Banca centrale portoghese, ha detto che la BCE è al picco del suo ciclo di fissazione del tasso chiave. Centeno ha evidenziato che l’istituto dovrebbe avvicinarsi al terminal rate a giugno o luglio, a seconda dell’andamento dell’inflazione. Unoltre, la politica monetaria dovrà rimanere restrittiva per qualche tempo ed il costo del denaro dovrebbe scendere “ad un certo punto” nel 2024.
  • Per il Presidente della Bank of France, Francois Villeroy de Galhau, ha ribadito che la BCE ha effettuato buona parte del rialzo dei tassi e quello che resta da fare sarà più marginale, in quanto gli incrementi precedenti dovrebbero permettere all’istituto di raggiungere il target di inflazione entro due anni.
  • Nel sondaggio della BCE relativo alle aspettative di inflazione di marzo, è emerso che i consumatori si attendano un incremento dei prezzi a un anno del 5%, oltre il 4,6% di febbraio. Si tratta del primo aumento dall’autunno. Le attese a 3 anni sono passate dal 2,4% al 2,9%.
  • Pablo Hernandez de Cos, Presidente della Banca centrale spagnola, ha detto che la BCE si sta avvicinando alla fase finale del suo ciclo di rialzo dei tassi.
  • Luis de Guindos, Vicepresidente della BCE, ha dichiarato che l’aumento dei prezzi dei servizi è la principale preoccupazione nel trend dell’inflazione core. Per de Guindos, questo fenomeno è causato dagli aumenti salariali. L’esponente dell’Eurotower ha detto anche che è prematuro stabilire il numero dei prossimi rialzi del costo del denaro, sottolineando che si dovranno vedere gli effetti dei ritocchi precedenti.

News di politica monetaria: Fed

  • Il Presidente della Fed di Chicago, Austan Goolsbee, ha detto che è ancora troppo presto per dire che i dati sul mercato del lavoro USA di aprile indichino che la Federal Reserve dovrà alzare i tassi a giugno. Goolsbee ha evidenziato che in passato le condizioni di credito come quelle attuali hanno portato a recessioni e credit crunch. Le prossime decisioni dell’istituto centrale dovranno quindi tenere conto della situazione sul sistema bancario. In un’intervista a Yahoo Finance, ha affermato di “percepire le vibrazioni” dell’avvio di una stretta del credito. Secondo l’esponente della Fed si dovrà prestare attenzione ai dati che pubblicherà la Federal Reserve sulle condizioni del credito. Per quanto riguarda il rialzo dei tassi, ha dichiarato che è ancora prematuro sapere quale decisione verrà presa nella riunione di giugno.
  • James Bullard, Presidente della Fed di St. Louis, ha detto che rimane aperto sia alla possibilità di alzare i tassi a giugno che ad iniziare una pausa. Per Bullard, il costo del denaro dovrà comunque aumentare, in quanto prevede un rallentamento dei progressi sul fronte inflazionistico.
  • Dall’indagine sulle condizioni di credito della Fed, è emerso che le banche USA hanno inasprito gli standard di credito nell’anno, registrando inoltre una debolezza nella domanda di prestiti di famiglie e imprese. Le evidenze principali sembrano simili a quelle evidenziate nella survey della BCE. Dal report viene mostrato come rispetto a gennaio sia cresciuta la quota di banche che ha reso più difficile ottenere prestiti alle aziende medie e grandi (46% sul precedente 44,8%). Per le piccole imprese il dato sale dal 43,8% al 46,7%. Secondo diversi analisti, l’aumento delle banche che rendono più difficile la concessione del credito nel Senior Loan Officer Opinion Survey può essere un segnale anticipatore di una recessione.
  • Philip Jefferson, esponente del board della Federal Reserve, ha detto che l’economia statunitense sta rallentando in maniera ordinata e ciò potrebbe aprire le porte ad una discesa dell’inflazione. Commentando i recenti risultati dell’indagine sulle condizioni di credito delle banche, ha detto che i risultati sono tipici dell’attuale ciclo economico e “parte naturale” della politica restrittiva della Fed.
  • Il Presidente della Fed di New York, John Williams, ha detto che è ancora prematuro sapere se la Banca centrale abbia finito di alzare i tassi, evidenziando che l’istituto è pronto ad agire se necessario. Per Williams, le pressioni sui prezzi restano ancora troppo elevate e anche se la domanda di lavoro si sta raffreddando rimane superiore all’offerta. Inoltre, l’esponente della Fed ha evidenziato che gli effetti delle tensioni bancarie giocheranno un ruolo di rilievo nelle sue riflessioni di politica monetaria. Williams ha allontanato le ipotesi di un taglio dei tassi ritiene che l’inflazione possa arrivare al 3,25% nel 2023 e al 2% entro il 2025, mentre il PIL USA potrebbe crescere dal 4% al 4,5% nell’anno.
  • Thomas Barkin, Presidente della Fed di Richmond, ha detto che l’inflazione resta ostinatamente elevata, senza fare molti progressi verso il target della Federal Reserve. Inoltre, ci sono dei segnali di rallentamento dei prestiti delle banche nella sua regione (Virginia, Carolina del Nord e del Sud e West Virginia). Per Barkin, la domanda si sta assestando e l’indice dei prezzi al consumo dovrebbe seguire “in tempi relativamente brevi”. Un’indicazione che spingerebbe l’esponente della Federal Reserve a supportare un nuovo aumento dei tassi è quello relativo ai segnali di nuova accelerazione della domanda.
  • Michelle Bowman, esponente del board della Fed, ha detto che l’istituto dovrà continuare ad alzare i tassi se l’inflazione rimanesse elevata e il mercato del lavoro restasse rigido, sottolineando che i dati di questo mese non l’hanno convinta che le pressioni stiano diminuendo. Inoltre, Bowman ritiene che il costo del denaro dovrà rimanere in territorio sufficientemente restrittivo per qualche tempo al fine di mitigare l’indice dei prezzi al consumo e ripristinare le condizioni per creare un mercato del lavoro durevolmente forte.
  • Il Presidente della Fed di Minneapolis, Neel Kashkari, ha detto che pur essendosi attenuata l’inflazione resta oltre il target e persistente. Se la rilevazione rimane elevata e si radica nell’economia, la Federal Reserve dovrà agire per un periodo prolungato. Al contrario, una flessione del dato potrebbe portare ad una normalizzazione dei tassi. Una volta che il periodo di indice dei prezzi al consumo elevato finirà, l’ipotesi è che “si ritornerà ad un ambiente di bassi tassi e bassa inflazione”. Inoltre, una volta che l’inflazione sarà tornata al 2%, si potrà avere un dialogo sul cambiamento del target. L’esponente della Fed ha affermato di non essere convinto che negli USA si sia raggiunta la piena occupazione. Sul tema dell’energia green, il Governatore della Fed di Minneapolis ha avvertito che potrebbe tradursi in prezzi più alti nel breve termine, mentre nel lungo periodo l’impatto inflazionistico non è chiaro. Per Kashkari, le tensioni sul comparto bancario possono rallentare l’economia e il settore potrebbe essere penalizzato da un periodo di tassi elevati con una curva dei rendimenti invertita.

Altre news finanziarie ed economiche

  • Ad aprile, le importazioni cinesi hanno segnato un -7,9%, ben al di sotto dello 0% stimato dagli analisti e del -1,4% di marzo. Le importazioni invece si sono attestate all’8,5%, meglio delle previsioni all’8% ma sotto il precedente 14,8%. Questi segnali potrebbero indicare la debolezza dell’economia anche dopo la rimozione delle restrizioni per il Covid-19.
  • Ad aprile, l’inflazione USA si è attestata al 4,9%, sotto le attese e al precedente 5%. La valutazione core, quella che non tiene conto delle componenti più volatili come cibo ed energia, ha invece rispecchiato le attese di Reuters al 5,5%. Per entrambi i dati, la variazione mensile è stata dello 0,4%. Tra le varie componenti del dato, quella che ha contribuito maggiormente all’incremento è stato quella degli alloggi (+0,4% rispetto a marzo), seguita da quella delle auto e camion usati (+4,4% su base mensile) e di quello dei carburanti (+3% m/m).
  • Come da attese, la Bank of England ha alzato i tassi di 25 punti base portandoli al 4,5% con 7 voti favorevoli e 2 per un mantenimento del costo del denaro al 4,25%. Per l’istituto si tratta del dodicesimo incremento consecutivo e non vengono esclusi ulteriori ritocchi al rialzo. Il Governatore Andrew Bailey ha dichiarato che l’istituto centrale manterrò la rotta per tentare di piegare l’inflazione. Su questo tema la BoE si attende che questa scenda più lentamente del previsto per via dell’andamento dei prezzi degli alimenti. Per la Banca centrale, circa un terzo dei passati rialzi dei tassi si è trasmesso a famiglie e imprese, più lentamente rispetto ai precedenti cicli. Da segnalare che la Bank of England non vede più una recessione nel 2023. Le stime sull’inflazione sono al 5,1% nel 2023, mentre il target del 2% non verrà visto prima del 2025.
  • Nell’ultima settimana, le richieste di sussidi di disoccupazione in USA sono salite a 264mila unità, oltre le precedenti 242mila e le attese Reuters a 245mila unità. Per il dato, si tratta del valore più alto da ottobre 2021. Il dato si sta avvicinando al livello 270-300mila, che secondo gli esperti indicherebbe un segnale di deterioramento del mercato del lavoro.

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