Scatta l’Europa: DAX record, bene anche Ftse Mib!

La seconda settimana di marzo vede i mercati azionari tutti positivi. Lo Xetra Dax guadagna nell’ottava un 4,18% segnando il record storico intraday a 14595 punti. Vola anche il Ftse Mib (+5%), che tocca il suo massimo relativo a 24221. Bene anche tutte le altre borse azionarie, da segnalare in particolar modo il balzo del Russel 2000 (+7,38%) che insieme al Dow Jones (+4,07%) batte i soliti record storici.

Se avevo definito “un acquazzone” il periodo critico dei mercati di fine febbraio scorso, vista la velocità con cui si è risolto tutto, la mia natura contrarian mi rende ora più guardingo sul prosieguo della tendenza in atto. Così come non trovavo giustificazioni serie sui ribassi avvenuti, lo strappo rialzista della settimana appena trascorsa, spinta dalla solita liquidità, mi impone nuove riflessioni. Se il Dax e le borse europee stanno performando meglio rispetto ai maggiori indici USA, il motivo, pur apparendo paradossale, è dovuto al fatto che la ripresa in Europa non si sta preannunciando forte.

A riprova di questa debolezza, la Bce, nella riunione di giovedì 11 scorso, è stata costretta a riconfermare l’orientamento molto accomodante della propria politica monetaria. Nel comunicato ufficiale e nella conferenza stampa la BCE ha previsto infatti che “gli acquisti nell’ambito del PEPP nel prossimo trimestre saranno effettuati a un ritmo significativamente più elevato rispetto ai primi mesi di quest’anno”. Mi spiace constatarlo, ma l’Unione europea ha fallito con la campagna vaccinale. Le nostre economie hanno perso molto di più della concorrenza internazionale, la distribuzione dei vaccini ha fatto acqua da tutte le parti (rendendoci fanalino di coda del mondo industrializzato). Nella battaglia con gli alleati-avversari degli Stati Uniti, purtroppo l’Unione europea si è piazzata al secondo posto, dando modo ai laboratori americani di procedere con le sperimentazioni grazie soprattutto ai soldi provenienti dalla Casa Bianca.

Non ritengo sia questa la sede opportuna per un dibattito su come siano andate le cose, ma è certo che le “Big Pharma” abbiano dirottato gli ordini verso gli acquirenti meglio organizzati e che pagavano di più. Alcuni Paesi che non aderiscono all’Unione europea ma appartengono all’Europa geografica hanno infatti ottenuto le vaccinazioni molto prima (come nel caso della Serbia) e in quantità ben meno contingentate (come nel caso, invece, del Regno Unito).

Ben vengano quindi i problemi: i mercati fanno i record!

Negli Stati Uniti il piano di stimoli varato da Joe Biden, unito all’accelerazione della campagna vaccinale anti-Covid, metterà il turbo all’economia Usa molto prima di quanto accadrà all’Europa.

Una domanda di beni e servizi iper-sostenuta rischia di innescare un rialzo dell’inflazione che, a sua volta, potrebbe far salire i tassi di interesse. Intanto il T-Note 10y è rimasto sui livelli massimi di periodo (+1,63%). La Fed sarà costretta, prima o poi, ad inasprire la politica monetaria. Se siamo o no già a questo punto, lo sapremo direttamente da Jerome Powell al termine della riunione di politica monetaria della Fed prevista mercoledì 17 marzo.

Se da una parte la Bce si è vista costretta ad elevare il livello degli acquisti, dall’altra la Fed non sa come agire. Il regime ultra-sperimentale delle politiche monetarie ci impedisce di conoscere gli effetti che potrebbero generare ulteriori spinte accomodanti.

L’unica certezza che adesso abbiamo è che sia l’incertezza che genera i rialzi dei prezzi delle azioni. Si è invertito completamente il paradigma.

Sono i mercati, bellezza!

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