Un acquazzone, o poco più

Un acquazzone, o poco più

Chi segue queste note ricorda che già da circa un anno prefiguravo la possibilità dell’inflazione al momento in cui si ritornasse alla normalità. 
Continuo a pensarla così, ma l’inflazione sarà tutto sommato accettabile, ben accolta dai detentori del potere economico e politico, perché aiuterà a smaltire i debiti, in particolare quelli pubblici, sotto stress causa anche la pandemia. 

Nelle ultime due settimane abbiamo assistito ad una generalizzata diminuzione dei prezzi delle obbligazioni; come è fisiologico, a farne le spese sono state quelle con una durata finanziaria maggiore. Le borse hanno preso atto ed hanno perso qualche punto percentuale. 

Mentre scrivo, a mercati chiusi, riflettendo con calma, penso che ricondurre tali battute d’arresto al terrore per l’inflazione sia sbagliato. Inoltre, anche l’aumento dei rendimenti delle obbligazioni è un atto dovuto dal mercato. Oggi, malgrado tutto, il Bund tedesco con scadenza 10 anni rende negativo (-0,27%), anche Austria, Olanda, Svizzera, Francia e addirittura la Slovacchia hanno il loro decennale con rendimenti negativi. Il nostro Btp rende +0,76% ed è vicino ai minimi storici assoluti, il famigerato T-Note 10y USA rende +1,4%, ovvero in grado di recuperare solo l’inflazione ufficiale. In realtà ancora le obbligazioni pubbliche USA, malgrado tutto, hanno rendimenti reali negativi! 

Se le quotazioni dei debiti sovrani dovessero scendere ulteriormente, la Fed probabilmente annuncerebbe una politica di controllo della curva dei rendimenti. Poiché reputo che la credibilità della Banca centrale non sia compromessa, va da sé che le obbligazioni rappresentative i debiti sovrani non scenderanno ancora più di tanto!

Tornando all’inflazione, l’andamento debole della quotazione dell’oro, che è sceso chiudendo a 1727 dollari l’oncia, lo considero una prova ineluttabile che al momento l’aumento dei prezzi non faccia paura ai mercati: l’oro, quando annusa l’inflazione, si apprezza! 

Riguardo ai mercati azionari ed esaminando oggettivamente i numeri, ci si accorge che le performance del 2021 sono ancora positive: gli americani con il Russel +12%, S&P+1,5%, Dow +1% e Nasdaq +2,3%. Stesso discorso in Europa: il Ftse Mib +2,8%, il Dax +0,5%, Parigi e Madrid sul +2%. 

La mia idea è che gli investitori siano stati abituati troppo bene e che sia più che normale un consolidamento dei prezzi, che consenta anche la possibilità d’ingresso a chi ha evitato la bolgia rialzista per poi entrare a prezzi più moderati.

Per essere più chiaro, credo che nei prossimi mesi non vedremo crolli sui mercati, solo un aumento di volatilità che, per chi sarà capace di sfruttarla, darà buone opportunità di trading. Non innamoriamoci dei titoli migliori, il mercato ha già accettato fastosamente le loro valutazioni positive. La liquidità continuerà a spingere, magari alla ricerca di qualche titolo buono, ma rimasto indietro. 

Mi piace essere convinto che i vaccini avranno la meglio sulle varianti del virus: il Covid 19 verrà quindi debellato!
I mercati finanziari indietreggeranno quando le banche centrali dovranno ridurre gli stimoli monetari, ma manca ancora tanto tempo, la Fed lo farà solo a regime di piena occupazione. 

Ma se i mercati andranno male quando tutto andrà bene, evidentemente non assisteremo a dei tonfi: il capitalismo funziona, eccome se funziona!  

Vi ricordo che il giorno 1° marzo 2021 ore 17:30 si terrà il webinar “Certificati in libertà”, sarà con me Francesca Fossatelli. Per iscriversi: link.

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