Un carro troppo pieno

Se un’autorità divinatoria infallibile oggi stabilisse che il valore dell’indice Ftse Mib sarà il prossimo 12 aprile 2022 a 30.000 punti, lunedì, all’apertura dei mercati, il valore del nostro indice andrebbe immediatamente a 30.000 punti, più i flussi cedolari previsti nei futuri 12 mesi, scontando il costo del denaro anticipato per acquistare il paniere. Questo esempio mi serve per dimostrare che inequivocabilmente i mercati sono capaci di scontare in un istante le certezze, ma, essendo nell’impossibilità di averne, sono le valutazioni soggettive degli operatori ponderate in relazione alla loro forza a condizionare i prezzi. La diversità tra le valutazioni, in assenza dell’autorità divinatoria, si traduce in uno scontro di opinioni che viene sintetizzato da una negoziazione e da un successivo contratto di borsa.

Una parte prevalente degli analisti di mercato, tra i quali il sottoscritto, è convinta che in un prossimo futuro ci debba essere una presa di profitti. Chi per il “Sell in may and go away”, chi vede livelli di ipercomprato, chi per qualche motivo di natura tecnica, chi esaminando particolari ratio, chi, come il sottoscritto, per l’impossibilità di mantenere i rendimenti del decennale americano sotto il 2% in un contesto di forte ripresa dal potenziale inflattivo.

Ma se quasi tutti pensano ad un fisiologico storno salutare che ogni settimana viene calciato a mo’ di barattolo, per il principio sopra descritto i prezzi dovrebbero immediatamente adeguarsi ai valori più bassi previsti per la tarda primavera. Non è quindi logico e razionale che i mercati continuino a salire mentre al tempo stesso ci sia una aspettativa generalizzata di ribasso. Possibile che in una situazione in cui si preveda quasi all’unisono un prossimo storno generalizzato dell’azionario, l’indice S&P chiuda al suo ventesimo record storico dell’anno a 4128,8 con performance settimanale a +2,71%? Quindi se i Big Player snobbano gli analisti, in una situazione in cui anche il caso Archegos o l’imminente aumento degli oneri delle imprese, in particolare le tasse, viene ampiamente snobbato dal mercato, credo sia lecito porci degli interrogativi che vadano oltre le view conclamate.

Nel 2017 scrissi: "Finché il carro è troppo pieno non andrà mai dove i trasportati desiderino che vada!" “Bisogna diffidare di percorrere il sentiero tracciato dagli esperti, analisti, media e guru dei mercati. Il sentiero è stato creato non per arricchire, ma piuttosto per impoverire chi lo percorre. Non so dove ci porterà la nuova strada: essa si dirigerà NON là dove va quella percorsa da tutti, che è fallace, perché se il complesso dei desideri omogenei è preponderante sullo stesso mercato, tali desideri scateneranno delle esigenze che renderanno il mercato di segno opposto al desiderato."

Immerso nelle mie considerazioni poco pragmatiche non prendo iniziative sui mercati azionari. Mi diverto col future sul Bund (gioco per palati fini); la direzione che privilegio la sapete già.

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